A causa dell’inquinamento di idrocarburi policiclici aromatici, manganese e ferro trovato nell’area dell’impianto situato al “Centro Oli Eni” di Viggiano, in provincia di Potenza, si rischia, ora, di avere un doppio impatto la decisione della Regione Basilicata di chiedere all’Eni di sospendere le attività, dopo i diversi controlli effettuati nelle scorse settimane dagli organi preposti, dove viene lavorato il greggio estratto nei giacimenti della Val d’Agri, come gia avvenuto a marzo del 2016, a causa di un sequestro operato dalla magistratura potentina, in un posto dove operano 350 persone, oltre tutto l’indotto.
Il 19 aprile scorso, dopo la conferma del sequestro da parte del Tribunale del Riesame, cui l’Eni aveva presentato ricorso, e del blocco dell’attività, vi fu un ricorso in Cassazione e l’Eni, promise di individuare alcune soluzioni e così lo scorso agosto venne dissequestrato l’impianto, ma con diverse problematiche anche su altre zone e per diversi dipendenti, e ad oggi, mentre l’Eni inizia lo spegnimento degli impianti, si sostiene che tale contaminazione è andata oltre e dopo la notizia diramata nei giorni scorsi dalla Giunta Regionale della Basilicata per il blocco delle estrazioni petrolifere, alle ore 14.30, di oggi, martedì 18 aprile, a Potenza, il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, subito dopo le vacanze di Pasqua, terrà una conferenza stampa per fare il punto della situazione e incontrerà i giornalisti nella Sala Verrastro, al primo piano di viale Vincenzo Verrastro 4.
Nel frattempo, giunge anche un’appello all’Eni e al sindaco della città di Viggiano, Amedeo Cicala, di realizzare urgentemente una profonda trincea lungo il fiume Agri, prima che il petrolio lo contamini e con esso anche il Pertusillo.
Vincenzo Scarano Vincenzoscarano@yahoo.it