Ritorna ancora alla ribalta della cronaca e in modo soltanto negativo, la ditta “Slem” di Piano di Sorrento, in provincia di Napoli, che sino all’aprile dello scorso anno, vincitrice dì gara a forte ribasso, era l’azienda fornitrice del servizio mensa alle 3 carceri della Basilicata, di Potenza, nella foto, Melfi e Matera ed ora all’ospedale di Villa d’Agri, in provincia di Potenza.
È notizia di oggi, che è stato revocato lo sciopero degli addetti alla mensa dell’ospedale di Villa d’Agri, che era stato proclamato per la giornata di martedì prossimo, 3 ottobre.
Infatti, la Prefettura, ha convocato un incontro per il giorno successivo, mercoledì, 4 ottobre, per provare a risolvere questa vertenza in atto e far pagare ai dipendenti, come già promesso, pare, dalla stessa ditta, entro 10 giorni, 4 mesi arretrati.
Stiamo parlando, per chi non avesse seguito questa, ma anche altre di situazioni create dalla ditta in questione, che aveva licenziato D.L., all’epoca 52enne, cuoca, in servizio da oltre 22 anni nella mensa agenti della Polizia Penitenziaria presso la “Casa Circondariale Antonio Santoro” di Potenza, proprio, mentre nell’agosto del 2016 effettuava cicli di radioterapia al Crob di Rionero in Vulture, in provincia di Potenza.
Dopo una denuncia presentata presso il Tribunale di Potenza la donna è stata immediatamente reintegrata dal giudice del lavoro, dott.ssa Rosalba De Bonis, ma, attenzione, solo sulla carta.
La ditta, oltre ad averla licenziata senza alcuna motivazione o preavviso, non le aveva neanche pagato diverse spettanze che concordate in Tribunale lo scorso 23 maggio, giorno di accordo sottoscritto alla presenza dei legali, sino ad oggi non sono ancora state retribuite, come altri problemi di pagamento avuti sino ai giorni scorsi anche con i 10 dipendenti delle carceri della Basilicata mentre una ditta precedente è addirittura fallita e a perdere, sino ad oggi, soltanto i dipendenti.
L’esperta di cucina, intanto, dopo un lungo periodo di malattia, provata in tutto, ha potuto, a malapena, vincere in questo modo, questa battaglia vergognosa, ma ad oggi ancora non ha ricevuto il pagamento degli arretrati spettanti e neanche l’avviso del rientro al lavoro in altra sede, a circa 70 chilometri dal capoluogo di regione che doveva concretizzarsi nei primi giorni di ottobre.
In questo Paese, dove la giustizia non è proprio sempre attenta ai più deboli, la politica, tutta, del centrodestra e centrosinistra, compreso i tre sindacati di categoria, continuano a restare in assoluto silenzio su questi ed altri tantissimi casi simili, in giro per l’Italia, mentre sui loro stipendi non si transige assolutamente e per chi invece volesse andare in pensione, chissà quando, qualche anno prima, un bel mutuo 20ennale da sottoscrivere con le lobby bancarie.
Rocco Becce
Direttore Editoriale