Per la morte della 25enne Deborah Desirèe Fuso, avvenuta intorno alle ore 14.00, nel suo androne di casa, in via Cardinal Ferrari 3, un martedì del 17 maggio 2016, in Lombardia, a Magnago, un comune di circa 9mila abitanti, in provincia di Milano, il Tribunale di Busto Arsizio, in provincia di Varese, per rito abbreviato, escludendo le aggravanti e scontando la pena base di 24 anni di un terzo, ha condannato a 16 anni di reclusione, 5 anni di libertà vigilata e al risarcimento di 500mila euro alla famiglia della vittima, che si è costituita parte civile, Arturo Saraceno, operaio 31enne, originario della Basilicata, di Teana, in provincia di Potenza.
L’uomo, pare, da alcune testimonianze e da quanto emerso dalle indagini condotte dai militari dell’Arma dei Carabinieri, violento e geloso, da anni residente in Lombardia, dopo essersi lasciati poco prima di sposarsi, durante un chiarimento tra i due, il solito di tanti altri assassini in giro per l’Italia, subito dopo una violenta lite, con 15 colpi di coltello uccise la sua ex fidanzata, tentando, poi, il suicidio, dopo circa 5 anni di convivenza in quell’abitazione, diventata ora tristemente nota.
La pm Maria Cardellicchio aveva chiesto l’ergastolo per l’omicida, mentre Luigi Fuso, padre della bellissima Debora, molto deluso dalla sentenza, ha affermato di non credere più nella giustizia, in cui aveva riposto fiducia spiegando che “in questi casi, il rito abbreviato per questo tipo di delitti non dovrebbe assolutamente esserci”.
Rocco Becce robexdj@gmail.com
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