Sono circa 70 i militari della Guardia di Finanza che stanno operando in Puglia dalla prima mattinata di oggi, mercoledì 8 novembre, per l’esecuzione di 13 ordinanze cautelari di cui 10 misure di custodia domiciliare e 3 misure interdittive al divieto di esercitare la professione di commercialista per 12 mesi, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale, presso il Tribunale dauno, nell’ambito dell’operazione “Giustizia Privata” (De Repetundis), che riguardano le città di Bari, Cerignola, Foggia, Ischitella e Vieste per sentenze pilotate emesse dalle Commissioni Tributarie Regionale e Provinciale di Foggia, all’esito di complesse attività investigative condotte, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Foggia, dai militari del Gruppo Tutela Spesa Pubblica-Sezione Anticorruzione del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari con l’ausilio di personale della Sezione di PG della GDF della Procura di Foggia.
I reati contestati dalla Procura della Repubblica agli indagati, giudici tributari, funzionari delle Commissioni Tributarie Regionale e Provinciale di Foggia, commercialisti-difensori ed imprenditori-contribuenti sono quelli di corruzione in atti giudiziari, falso e truffa, in concorso.
La delicata e articolata indagine ha permesso di accertare che alcuni segretari di sezione delle Commissioni Tributarie Provinciale di Foggia e Regionale hanno costituito per lungo tempo il punto di riferimento dei difensori di alcuni contribuenti del territorio dauno.
Questi, per evitare che i loro clienti pagassero allo Stato le imposte dovute, preferivano versare somme di denaro o altre utilità ai funzionari amministrativi delle commissioni e ad alcuni giudici delle stesse, in cambio di decisioni favorevoli nei contenziosi tributari, che determinava per i contribuenti un vantaggio patrimoniale e per i difensori prestigio e guadagni nell’ambiente tributario.
Il sistema fraudolento di elaborazione delle sentenze tributarie in senso favorevole al contribuente e sfavorevole allo Stato è stato caratterizzato da una pluralità di condotte illecite, dove alcuni funzionari amministrativi in cambio di denaro o altre utilità, pilotavano le cause sui giudici compiacenti o svogliati, alcuni giudici emettevano decisioni favorevoli al contribuente in cambio di somme di denaro e altri, pur in mancanza di utilità personale, frodavano l’amministrazione tributaria delegando completamente, di fatto, la giurisdizione a funzionari che deliberavano secondo il proprio tornaconto personale, limitandosi alla sola firma della sentenza con introito delle indennità previste per l’attività decisoria.
ln cambio della promessa e/o della commissione di tali illecite condotte, venivano versate da parte dei difensori commercialisti o di intermediari ai pp.uu. corrotti utilità varie o somme di denaro ammontanti, queste ultime, tra i 500 e 1.000 euro per sentenza.
È emerso in un caso, come un noto commercialista di Foggia avesse uno dei funzionari tributari direttamente sul libro paga, in quanto mensilmente gli corrispondeva la somma di 400 euro.
L’importo complessivo delle somme accertate come prezzo dei reati corruttivi è pari a circa 60mila euro e l’illecito sistema giudiziario parallelo, creato dagli indagati, ha determinato l’asservimento, più o meno sistematico, della funzione giurisdizionale tributaria agli interessi del privato corruttore, la trasformazione della funzione pubblica giudiziaria in una sorta di giustizia privata.
Il lavoro svolto dagli inquirenti è stato caratterizzato da complesse attività di intercettazione telefonica, ambientale, audio-video, interrogatori, assunzioni di informazioni, oltre a perquisizioni e sequestri di documenti e pc.
Agli arresti domiciliari sono finiti i giudici tributari, Antonio Cerase e Antonio Ventura, di Foggia, Giuseppe D‘Avolio di Ischitella, Vito Merra, di Cerignola, due dipendenti delle commissioni tributarie, Rosaria Adriana Benigno, in pensione e Domenico Laricchia, di Foggia, i commercialisti difensori delle commissioni tributarie, Francesco Ricciardi e Gaetano Stasi, di Foggia, Antonio Scala e Gaetano Valerio, di Vieste e gli interdetti, i commercialisti Giovanni Antini e Mauro Gadaleta, di San Giovanni Rotondo e Gianluca Orlando di Noicattero.
Il magistrato Lorenzo Nicastro, ex pm di Bari, ora in servizio alla Procura della Repubblica di Matera ed ex assessore all’Ambiente della Regione Puglia, risulta, invece, essere indagato.
Rocco Becce robexdj@gmail.com
Direttore Editoriale