Oramai non ha più alcun limite la storia legata al radar militare meteorologico da installare in Basilicata, sul Monte Li Foj di Picerno, in provincia di Potenza.
Il Consiglio di Stato si è pronunciato sul ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio – Dip. Protezione Civile, dopo che
gli uffici avevano chiesto l’annullamento della sentenza del TAR di Basilicata dello scorso febbraio, nella quale si obbligavano gli Enti di tutela ambientale ad analizzare attentamente gli effetti che avrebbe potuto causare l’istallazione del noto radar.
Lo scorso giovedì 9 novembre, da come segnalato in una nota stampa dallo stesso comitato, in sede di appello, è stata annullata la sospensiva contenuta nella sentenza e sul merito della causa se ne ridiscuterà il 10 maggio prossimo.
L’avvocato Alessandro Singetta, difensore del comune di Picerno, si è detto non poco sorpreso della decisione del Consiglio di Stato, che ha contraddetto se stesso.
Infatti, come sottolinea il legale, “in precedenza aveva affermato che il sistema radar può funzionare anche senza l’antenna di Monte Li Foj ed in una recente sentenza, per un caso analogo, ha affermato l’indispensabilità quanto meno dello screening, tra l’altro non effettuato”.
A questo punto c’è poco da aggiungere, anzi si potrebbe dire che la sola soppressione della sospensiva non sia poi una totale sconfitta.
infatti, l’annullamento permette di iniziare con i lavori, e lo si potrebbe fare anche nei prossimi giorni, l’ultimo ed unico altro veto nelle mani del comune di Picerno che ha il potere di modificare il regolamento urbanistico e dare il via libera.
I tempi sono certamente ristretti, le notizie non buone, ma c’è da ricordare che non si sarebbe mai arrivati a tanto per tutelare il territorio senza le pressioni e le attenzioni avute dal “Comitato No Radar”.
Nel frattempo, nell’attesa della sentenza del prossimo maggio, si studieranno sicuramente nuove strategie, ma come ormai dimostrato, certamente il comitato non mollerà così facilmente la presa e qualcosa però dovrebbe far riflettere.
Dalla lettura dell’ordinanza di giovedì scorso, non si può far a meno di rilevare quanto sia mutato il linguaggio presso gli organi più alti.
Già un’altra volta il Consiglio di Stato si era pronunciato a proposito del radar, denotando l’opera come “non strettamente necessaria al buon funzionamento dell’intera rete”, mentre nel verbale di pochi giorni fa si annulla la sospensiva “tenendo conto dell’indispensabilità dell’opera”.
Certo è che con la stessa energia messa in campo dallo stesso comitato si spingono anche le controparti interessate alla realizzazione dell’impianto.
Sia chiaro che, come si legge nella nota inviata, il comitato pretende solo tutele e l’esclusione di ogni possibile danno ambientale ed alla salute, tutto ciò infine è stato anche sentenziato dal TAR di Basilicata.
Le controparti, che sin dal principio di questa storia avevano giurato sull’utilità e innocuità dell’impianto, si sono mossi in tutte le direzioni tranne che nel dare prove dell’ormai “fantomatica” innocuità.
Redazione
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