Grande scalpore nel mondo dello sport e del ciclismo per l’operazione antidoping condotta in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo e coordinata dalla Procura della Repubblica di Lucca, che ha portato all’alba di ieri, giovedì 8 febbraio, a 6 arresti, tra cui 17 indagati, in un’indagine avviata con pedinamenti, registrazioni video e audio, subito dopo la morte improvvisa, avvenuta il 2 maggio scorso, di Linas Rumsas, ciclista lituano del “Velo Club Coppi Lunata”, team ciclistico di Capannori, in provincia di Lucca, associato al noto team lucchese GFDD Altopack Eppela, in Italia tra i primi 10 del ciclismo dilettantistico.
Come informato dagli investigatori, in una conferenza stampa svoltasi per dare maggiori informazioni su questa storia e l’invio di un comunicato stampa dalla Questura di Lucca, sembra che il giovane sportivo, nelle settimane precedenti la sua morte, aveva sostenuto delle gare particolarmente dure conseguendo ottimi piazzamenti, di gran lunga superiori a quelli ottenuti in passato e si è sospettato che il decesso fosse da ricondurre all’uso o forse all’abuso di alcuni farmaci non autorizzati e ad avvalorare tale ipotesi, la presenza, tra i direttori sportivi della squadra, del padre, Raimondas Rumsas, ciclista di fama internazionale, in passato coinvolto, insieme alla madre del ragazzo, Edita Rumsiene, in indagini per traffico internazionale di sostanze dopanti .
L’indagine sulla famiglia Rumsas e sui componenti dello staff della Altopack ha fatto, così, luce sulle pratiche dopanti a cui erano abitualmente sottoposti i ciclisti della squadra, anche giovanissimi, incoraggiati e favoriti, nell’assunzione di sostanze proibite, dal direttore sportivo e dal proprietario del team con la somministrazione delle sostanze, prima del decesso di Linas Rumsas, che avveniva nel ritiro della squadra, a Capannori, dove gli atleti hanno vissuto durante la stagione ciclistica.
Dopo il decesso del ragazzo, e per la durata dell’indagine, la somministrazione è avvenuta nell’abitazione dei genitori del proprietario dell’Altopack.
Tra gli arrestati, Luca Franceschi, proprietario dell’Altopack-Eppella, che reclutava i ciclisti più promettenti, li motivava al doping e procurava loro le sostanze, tra cui l’EPO in microdosi;
Narciso Franceschi e Maria Luisa Luciani, genitori di Luca, proprietari dell’abitazione messa a disposizione degli atleti per la somministrazione in vena delle sostanze dopanti;
Elso Frediani, direttore sportivo dell’Altopack, conoscitore delle metodologie di somministrazione del doping, si preoccupava, invece, di assicurare le necessarie consulenze, anche mediche, per una corretta somministrazione delle sostanze proibite, tale da eludere i controlli in gara;
Michele Viola, ex corridore e preparatore atletico dell’Altopack, nato a Potenza il 24 marzo del 1992, dopo l’allontanamento di Frediani, è colui che ha venduto a Franceschi l’EPO destinata ai ciclisti dell’Altopack ed elargito consigli su come assumere la sostanza per nascondere la positività ai controlli antidoping. (la foto pubblicata ieri, a causa di un problema tecnico, e ce ne scusiamo, e subito rimossa non era dell’arrestato, ma di un omonimo che non c’entra assolutamente nulla con questa storia, notizia diffusa, poi, con le massime scuse, in tutte le nostre news ed anche telefonicamente al diretto interessato);
Andrea Bianchi, farmacista e ciclista amatoriale, riforniva gli atleti di ormoni e altri farmaci, anche di natura oppiacea, coadiuvanti dell’EPO, da somministrare in vena, senza la necessaria prescrizione medica.
I 6 componenti del sodalizio, come si legge nella nota stampa della Questura, sono stati tutti sottoposti, dal Giudice per le Indagini Preliminari di Lucca, alla misura cautelare degli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata a commettere più delitti in materia di doping, allo scopo di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti.
Per alcuni di essi, Franceschi, Frediani e Viola, l’accusa è anche di aver commercializzato farmaci dopanti attraverso canali diversi dalle farmacie aperte al pubblico, con l’aggravante, per Frediani di aver commesso i fatti da iscritto alla “Federazione Ciclistica Italiana”.
Nel corso dell’indagine sono state eseguite diverse perquisizioni nelle province di Pistoia, Livorno e Bergamo, sequestrate confezioni di testosterone e ormoni per la crescita, detenuti in assenza di prescrizione, m 25 fiale di EPO “Retacrit Epoetina”, trovate nel frigo di casa di Michele Viola e nell’abitazione di Luca Franceschi e in quella dei suoi genitori sono state poste sotto sequestro siringhe, aghi butterfly, cateteri endovenosi e diversi flaconi di Ringer Lattato e Glucosio, coadiuvanti dell’EPO e nel ritiro della squadra sono stati sequestrati potenti antidolorifici, indicati nella tabella delle sostanze stupefacenti, detenuti senza alcuna prescrizione medica, oltre ad un numero consistente di siringhe e aghi.
Rocco Becce robexdj@gmail.com
Direttore Editoriale