33 persone sono finite in carcere e 6 agli arresti domiciliari, 46 sono i decreti di perquisizione domiciliare nei confronti di altrettante persone, tutte indagate a vario titolo dei reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, armi ed estorsioni, aggravati dal metodo mafioso, con 25 arresti operati in flagranza di reato, innumerevoli sanzioni amministrative, il sequestro di ingenti quantitativi di più tipologie di stupefacente e di una pistola.
Sono i risultati di una maxioperazione antidroga eseguita da circa 300 militari del Comando Provinciale di Roma, coadiuvati dal Nucleo Elicotteri Carabinieri, dalle unità cinofile e da militari dell’Ottavo Reggimento Lazio, impegnati dall’alba di oggi, giovedì 8 marzo, nel Lazio, tra Tivoli e Guidonia Montecello, in provincia di Roma, in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma su richiesta della D.D.A. (Direzione Distrettuale Antimafia) della locale Procura della Repubblica.
L’operazione, spiegata nei minimi dettagli durante una conferenza stampa svoltasi nella tarda mattinata, presso la sede del Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma, in piazza S. Lorenzo in Lucina 6, alla presenza del Procuratore Aggiunto della DDA di Roma, dott. Michele Prestipino è l’esito di un’articolata attività investigativa, condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri Tivoli, avviata nel febbraio del 2016, che ha delineato l’esistenza di un’organizzazione dai connotati mafiosi, dedita principalmente alla gestione del monopolio del traffico e dello spaccio di sostanze stupefacenti, nell’area Est della Capitale dove già in passato erano stati effettuati altri arresti dalla Polizia di Stato.
Gli investigatori, superando un inaspettato muro d’omertà, frutto della forza di intimidazione dell’organizzazione, sono riusciti a sequestrare 1 chilogrammo di cocaina a due giovani spacciatori, e poi a dimostrare che entrambi erano disciplinati soldati di una più ampia organizzazione, che ha nel suo nucleo dirigente, persone legate dal vincolo di sangue, ed inseriti in un’ampia rete criminale di tipo piramidale.
Le indagini, condotte prima dalla Procura della Repubblica di Tivoli e dal maggio 2016 coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno consentito, mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, localizzazioni gps, telecamere, servizi di pedinamento, osservazione e attività di riscontro agli investigatori, di ricostruire i tasselli di un mosaico che ha portato alla luce un pericoloso panorama criminale.
L’associazione, ricostruita attraverso le attività investigative, ha condizionato le città di Tivoli e Guidonia Montecello, avvalendosi del metodo mafioso per controllare il territorio, predisponendo vedette e servizi di pedinamento in danno anche di appartenenti alle forze dell’ordine, così, da tentare di guadagnare l’impunità per la commissione di più reati come estorsioni, incendi alle auto, minacce, pestaggi, sfregi al volto, utili a garantire l’egemonia che consentiva loro di dedicarsi appieno al business del traffico e spaccio di droga.
Le investigazioni, hanno evidenziato la predisposizione di veri e propri processi sommari, dove coloro che non si allineavano ai voleri del capo, venivano a lui condotti dagli altri membri del sodalizio e sottoposti innanzi ai vertici del gruppo ad un vero e proprio contraddittorio ed in caso di condanna, puniti con pestaggi o sfregi al volto, situazioni nuove, ma sopratutto uniche in questi ambienti.
Il leader, identificato nel noto pluripregiudicato G.T.C., rappresentava la sua organizzazione criminale con accanto i suoi colonnelli, i pregiudicati C.D. e M.P., che si occupavano dell’operatività delle piazze di spaccio, dirigendo pusher e vedette.
Inoltre, vi erano dei giovanissimi con specifici incarichi che andavano dallo spaccio, al controllo del territorio, alla commissione di spedizioni punitive per chi sfidava il sodalizio criminale e anche 7 donne che aiutavano i mariti nei processi decisionali ed avevano un ruolo chiave per veicolare messaggi, nascondere la droga ed eludere i controlli delle forze dell’ordine.
Una banda pericolosa per l’ordine e la sicurezza pubblica, al quale i militari dell’Arma hanno stretto il cerchio, se si considera il contenuto delle intercettazioni, nelle quali venivano discusse, il compimento e l’attuazione di azioni ritorsive nei confronti dei Carabinieri che, a loro dire mettevano sotto pressione il sodalizio, procedendo a pedinamenti in danno dei militari, utili al fine di individuarne le abitazioni, minacciarne le famiglie ed incendiarne i loro veicoli.
Redazione