Un’importante operazione denominata “Alba” è stata eseguita dai Carabinieri del R.O.S. (Raggruppamento Operativo Speciale) all’alba di oggi, martedì 10 luglio.
Su ordine del Gruppo Specializzato Delitti contro la Personalità dello Stato della Procura della Repubblica di Roma, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, Anna Maria Gavoni.
A finire in manette, il cittadino macedone di 29 anni, Agim Miftarov, indagato per addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale.
Il giovane viveva tra il suo Paese natio e l’Italia, precisamente nel Lazio, a Tolfa, in provincia di Roma.
Prestava attività lavorativa nei boschi della zona come taglialegna, conduceva una vita riservatissima, temeva di essere controllato dalle forze dell’ordine e si trovava ospite in Basilicata, nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, dove era stato condotto lo scorso 27 aprile appena essere stato sottoposto a perquisizione personale e domiciliare disposta nell’ambito dello stesso procedimento penale, in attesa che si completassero tutti gli accertamenti.
L’indagine è stata avviata nel 2009 con delle analisi approfondite sul web finalizzata ad identificare profili dei social network utilizzati da persone a rischio di radicalizzazione in chiave jihadista.
Il profilo di Facebook “AGIM MIFTARI” era emerso all’attenzione per il suo contenuto fotografico di uomini armati riconducibili a gruppi terroristici, durante una fase investigativa avviata il 9 novembre del 2017, data del suo ritorno in Italia, dove è stato possibile delineare il profilo dell’indagato e la natura delle sue attività su internet.
Infatti, sono emersi l’interesse per le armi e informazioni sulle attività di “Stato Islamico”, oltre che per circa 900 video addestrativi, che lui stesso aveva visionato sull’uso e potenzialità delle armi da guerra di varie tipologie, come da video qui pubblicato.
Il 27 aprile scorso, gli investigatori, sono arrivati a capire che l’indagato era pronto a lasciare il territorio italiano ed è stata effettuata una perquisizione presso il suo domicilio, che ha, così, permesso il rinvenimento di materiale di propaganda terroristica a sua disposizione, come un abbigliamento militare, uno smartphone, dei droni, elementi concreti per un’ipotesi di reato legato ad un addestramento anche in aree di crisi della Siria.
Miftarov, musulmano salafita, trascorreva il resto della giornata chiuso in casa, come un eremita e su Facebook, vantava circa 5mila amici, in una buona parte legati all’Isis e al mondo del radicalismo islamico e lui stesso andava spesso sui siti dell’Imam che inneggiava alla radicalizzazione.
Rocco Becce
Direttore Editoriale