Intorno alle ore 11.30 di oggi, lunedì 14 gennaio, in Italia, all’aeroporto di Ciampino, è arrivato Cesare Battisti.
Dopo circa un mese di latitanza, l’ex terrorista dei P.A.C. (Proletari Armati per il Comunismo), fuggito dal Brasile e catturato in Bolivia, lo scorso sabato, dovrà scontare la sua pena lontano dai Paesi che sino a poche ore prima lo avevano protetto.
Battisti, sceso dall’aereo senza manette, segnato nel volto, forse anche dalla stanchezza, ma sopratutto dalla sua cattura, è stato prelevato dalla Polizia di Stato ed accompagnato negli uffici dell’aeroporto per essere consegnato al G.O.M.(Gruppo Operativo Mobile) della Polizia Penitenziaria).
Ad attenderlo, i ministri della Giustizia, Alfonso Bonafede e dell’Interno, Matteo Salvini, nella foto, in un aeroporto super protetto.
Sull’arresto del latitante, condannato per quattro omicidi, tra cui quello del maresciallo degli ex agenti di custodia, oggi Polizia Penitenziaria, Antonio Santoro, nella foto, Comandante del carcere di Udine, di origini lucane, ucciso barbaramente sotto la propria abitazione il 6 giugno del 1978, la “UILPA Polizia Penitenziaria” di Basilicata, a nome del Segretario Generale Regionale, Donato Sabia, esprime piena soddisfazione per l’operazione portata a termine dalle forze di Polizia.
Battisti, dopo anni di latitanza è stato pedinato in Bolivia, a Santa Cruz, da un team di poliziotti della Criminal Pol, Antiterrorismo e Digos di Milano, con la collaborazione dell’Intelligence italiana, e con l’arresto eseguito dalla Polizia boliviana.
“Finalmente è stata fatta giustizia alle tante vittime dello Stato – dichiara Sabia in una nota stampa, aggiungendo – l’estradizione, però, nasconde un retroscena poco piacevole, se la notizia giunta dovesse essere confermata, ovvero niente ergastolo per Cesare Battisti, come da accordo inserito con il Brasile dall’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e per i familiari delle vittime potrebbe essere l’ennesima pugnalata nel rivedere il terrorista libero, chissà, tra circa 15 anni, in quanto secondo la giustizia italiana, potrebbe accedere ai benefici di legge e alle misura alternative alla detenzione dopo aver scontato metà della pena”.
“A questo punto – conclude Sabia – ci auguriamo che il nuovo governo e il ministro Bonafede, intervenga per assicurare la sua detenzione, valutando la possibilità anche del carcere duro, per ridare giustizia a coloro che l’attendevano da tanti anni”.
Il ministro Bonafede, su questo, ha dichiarato che “l’estradizione dell’ex terrorista, direttamente dalla Bolivia non è casuale, è stato fatto per superare eventualmente quell’accordo preso con il Brasile, in modo da confermare, così, l’ergastolo”.
Rocco Becce
Direttore Editoriale