L’attività intramoenia, nell’ambito del Servizio Sanitario Italiano, si riferisce alle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano gli ambulatori e le diagnostiche della struttura a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa.
Le prestazioni erogate garantiscono al cittadino la possibilità di scegliere il medico a cui rivolgersi sulla base del suo contratto di lavoro con il Servizio Sanitario Nazionale, è tenuto al rilascio di una regolare fattura e la spesa sanitaria è detraibile dalle imposte.
A 100 giorni dal suo insediamento, il dg Massimo Barresi, nella foto, ha bloccato l’attività intramoenia al San Carlo di Potenza a seguito delle criticità emerse e che ancora permangono nonostante l’adozione di continue azioni di governo.
Questo per ridurre le liste d’attesa e razionalizzare l’offerta sanitaria dell’Azienda Ospedaliera Regionale San Carlo.
È uno dei provvedimenti resi noti durante una conferenza stampa tenutasi lo scorso giovedì 18 aprile.
Lo stop all’esercizio della libera professione, in linea con le direttive del Ministero della Salute, scatterà dal prossimo primo giugno per le branche che avranno sforato i tempi massimi di attesa.
Disposizioni urgenti in linea con il nuovo “Piano nazionale per il governo delle liste di attesa (PNGLA) 2019/2021 varato dal Ministero della Salute e in attesa che la Regione Basilicata adotti il proprio Piano.
Il blocco non sarà immediato ma dopo un mese di verifiche, qualora i valori si attestino, ancora al di sopra del limite massimo prestabilito si procederà a bloccare, fatta salva l’erogazione delle prestazioni già prenotate, l’esercizio della libera professione intramuraria per le branche che risulteranno aver sforato i tempi massimi di attività.
“L’attività di intramoenia – si legge in una nota inviata in redazione dalla dott.ssa Luigia Ierace, Addetto Stampa del San Carlo – sarà ripristinata allorquando i tempi di attesa registrati rientreranno nei parametri previsti da norma, 30 giorni per le prime visite, 60 giorni per le prestazioni strumentali, per essere, eventualmente, nuovamente bloccata successivamente, ogni qualvolta si ripresenti la medesima criticità”.
Stante la responsabilità dei Direttori generali delle aziende del Servizio Sanitario Nazionale di dover garantire il rispetto dei tempi di attesa per le medesime prestazioni a tutela della salute pubblica e in considerazione del protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso 19 marzo con i dg degli altri Enti del Servizio sanitario regionale, Barresi ha inteso avviare un’azione di monitoraggio volta a verificare lo stato dell’arte aziendale al fine di rilevare le attuali criticità e, conseguentemente, individuare le soluzioni più idonee ed efficaci per porre il necessario rimedio alle stesse.
Le risultanze del monitoraggio hanno evidenziato la presenza di numerose criticità.
Sono una decina le aree con liste di attesa più lunghe nonostante le classi di priorità, quali l’ortopedia, la cardiologia, la neurochirurgia, l’oculistica e la diagnostica per immagini.
Il contenimento dei tempi di attesa produrrà effetti positivi anche sulla mobilità passiva in quanto per tali discipline si registra la maggiore fuga verso strutture sanitarie fuori regione.
Pertanto, tenuto conto che, ormai, è consolidata la pubblica convinzione che il ricorso all’intramoenia è sempre più spesso una conseguenza obbligata per il cittadino che si vede costretto ad affrontare lunghe liste d’attesa per accedere alle prestazioni sanitarie, in netto contrasto con quanto previsto dalle norme, diventa prioritario e inderogabile assicurare che, nella valutazione dei parametri di riferimento relativi a volumi, qualità ed esiti delle cure, venga rispettato il progressivo allineamento dei tempi di erogazione delle prestazioni, come previsto dalla legge 3 agosto 2007 n. 120.
“Nel mese di maggio – conclude il comunicato stampa – Direzione sanitaria e Direttori dei Dipartimenti effettueranno le verifiche, affinchè, in base alle criticità emerse dai dati di monitoraggio, si possano individuare le cause e, conseguentemente, adottare le misure correttive occorrenti per garantire il progressivo rientro dei tempi di attesa nei parametri stabiliti dalle direttive nazionali e regionali in materia”.
Redazione