
Ancora una buona notizia per ciò che riguarda la storia di un minore che vive in Basilicata.
A Potenza, finalmente, sembra giunta al termine la lunga odissea di G.Z., un bambino del posto, di 9 anni.
Dal 2012, si è trovato coinvolto in una vicenda che, per lungo tempo, ha occupato il Tribunale per i Minorenni, i servizi sociali, l’Asp, psicologi e psicoterapeuti del capoluogo lucano.
Al fine di sottrarre il piccolo ad una situazione familiare altamente conflittuale, dopo che la mamma aveva perso il marito in una tragica situazione avvenuta nel novembre 2011, per cui andava a vivere con la nonna e la zia, afflitta da problematiche psichiatriche, il Tribunale per i Minorenni affidava dapprima madre e figlio al servizio sociale, per un sostegno, seppur di diversa natura, ad entrambi, con permanenza degli stessi presso una casa-famiglia.
Dopo il ritorno nell’abitazione della nonna materna, c’erano altre segnalazioni da parte dei servizi sociali, per cui, ad inizio 2016, lo stesso Tribunale disponeva l’inserimento del minore in una struttura idonea, con facoltà della madre di essere ospitata nella stessa struttura.
Dopo alterni periodi in cui la madre si dichiarava disposta a trasferirsi con il figlio in un proprio appartamento, ma non lo faceva, rimanendo con la sua famiglia d’origine, il Tribunale disponeva che il minore entrasse nella locale comunità “Stella del Mattino“, sospendendo la responsabilità genitoriale della madre.
Inoltre, dopo qualche tempo, disponeva che il minore potesse rientrare a casa dalla madre solo ogni 2 settimane, dal sabato al lunedì mattina.
Ad agosto 2018, addirittura, veniva, disposto l’affidamento provvisorio presso due zii paterni che, tuttavia, dopo poco più di tre mesi, rinunciavano, costringendo il Tribunale ad emettere un altro decreto di affidamento provvisorio del minore in favore di altri due zii paterni.
Insomma, una storia davvero incredibile.
A questo punto, entrambi i provvedimenti venivano impugnati dinanzi alla Corte d’Appello di Potenza dal legale della mamma, l’avv. Alessandro Singetta.
E così, dopo aver nominato un esperto psicologo-psicoterapeuta, al fine di verificarne sia il benessere psicofisico del minore che l’idoneità genitoriale della madre, con un decreto depositato nei giorni scorsi poneva fine all’annosa vicenda, restituendo il bambino alla madre, sia pure con la gradualità che il delicato caso richiede.
Fnalmente, ora, una mamma che aveva il solo torto di amare troppo il suo bambino, potrà riabbracciarlo ed aiutarlo nel percorso di crescita che, a causa delle tante situazioni, è stato, per l’adolescente, particolarmente complesso e tortuoso.
Donatina Lacerenza
Collaboratore
