In Basilicata, a Potenza, per una storia di presunti appalti pilotati, il Tribunale del Riesame ha respinto il ricorso al divieto di dimora per il sindaco della città lucana, Livio Valvano e per il presidente dimissionario del Consiglio comunale, Luigi Simonetti.
Restano, invece, agli arresti domiciliari l’ing. Michelangelo Moscaritolo, dirigente dell’Ufficio tecnico e l’imprenditore Antonio Ferriero.
Lo scorso 3 giugno, agenti della Squadra Mobile di Potenza e del Commissariato di P.S. di Melfi, su ordine della Procura del capoluogo lucano, diretta dal dott. Francesco Curcio, avevano dato esecuzione al provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari di Potenza con cui erano state disposte le misure cautelari nei riguardi di amministratori, dirigenti e imprenditori resisi responsabili, a vario dtolo, della consumazione di gravi atti contro la Pubblica Amministrazione.
Le attività di indagini svolte dalla Squadra Mobile, sotto la direzione della Procura di Potenza, hanno permesso, così, di acquisire, gravi indizi di colpevolezza a carico del sindaco di Melfi, Livio Valvano, del Presidente dimissionario del Consiglio comunale di Melfi, Luigi Simonetti, del Dirigente dell’Ufficio Tecnico del comune, ing. Michelangelo Moscaritolo e dell’imprenditore Francesco Roberto, titolare di fatto della “R.B.R. Light Srl” di Scampitelle, in provincia di Avellino, per il delitto di turbata libertà degli incanti, in concorso tra loro.
“Il tutto – si legge in una nota inviata in redazione dalla Procura di Potenza – per avere confezionato un bando di gara su misura per l’assegnazione dell’appalto per il noleggio, l’installazione, manutenzione e smontaggio delle luminarie natalizie nel comune di Melfi”.
Inoltre, è stato accertato a livello di gravità indiziaria, la sussistenza di un accordo corruttivo tra il Moscaritolo e il Ferrieri, titolare di fatto dell’impresa edile, intestata alla moglie Rosa Capobianco, consistito nella dazione di utilità a favore del funzionario al fine di agevolare l’impresa, con l’ipotesi del reato di corruzione elettorale, sostanziatosi nell’appoggio garantito dal Ferrieri di cui beneficiava il Presidente dimissionario del Consiglio comunale Simonetti, indiziato anche di turbativa d’asta, in occasione delle elezioni amministrative a Melfi.
Infatti, era risultato il primo degli eletti, e, in cambio, garantiva al Ferrieri l’assegnazione in favore dell’impresa della moglie di quest’ultimo, Capobianco, una serie di lavori pubblici concessi dall’amministrazione comunale.
Nello specifico era stata disposta a carico di Simonetti, Valvano e Roberto, la misura cautelare del divieto di dimora a Melfi, mentre per Ferrieri e Moscaritolo era stata adottata la misura cautelare degli arresti domiciliari.
Ora chissà come andrà a finire quest’altro ennesimo caso politico, dove non si riesce più a capire nulla, e per saperlo dovremmo, forse, aspettare mesi e mesi, per colpa di un sistema giudiziario che nel capoluogo lucano dura anche sino a 12 anni.
Rocco Becce
Direttore Editoriale