“Abbiamo assistito in questi giorni a numerose proteste nelle carcere italiane, da Nord a Sud, a seguito delle limitazioni scaturite dai provvedimenti restrittivi da parte del Governo per fronteggiare l’epidemia del “Covid–19“, ma è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non si protesta per il “Coronavirus”, ma con il Coronavirus. In tale occasione, è stata colta la palla al balzo per richiedere misure alternative alla detenzione o atti di clemenza da parte delle istituzioni per fronteggiare il sovraffollamento negli istituti penitenziari. La UIL è da anni che denuncia lo stato di sovraffollamento nelle carceri che, superano il 170%, e la fatiscenza delle strutture, alcuni anche fuorilegge, una bomba ad orologeria pronta ed esplodere, di fatto, esplosa con questa emergenza che ha messo in ginocchio l’intero sistema carcerario. Questo anche dopo i fatti avvenuti a Modena, con 9 morti, a Rieti, con 3 morti, a Foggia con una massiccia evasione di detenuti ed a Melfi, di cui abbiamo pubblicato foto e video, con il sequestro di 4 agenti di Polizia Penitenziaria e 5 operatori sanitari, quest’ultimo caso sottovalutato e poco attenzionato dai mass media, nonostante di gravissima entità in quanto i reclusi avevano in ostaggio ben 9 persone”.
Questo è il link della sommossa.
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A dichiararlo, in un comunicato stampa inviato in redazione, è Donato Sabia, Segretario Regionale della “UILPA Polizia Penitenziaria” che aggiunge – la protesta è rientrata, ma gli animi sono ancora molto accesi, non c’è sicurezza all’interno dei padiglioni detentivi, c’è la necessità di ripristinare la legalità. Ad oggi i detenuti sono liberi, fuori dalle celle in autogestione, in una situazione gravissima, sopratutto per un penitenziario di Alta Sicurezza, dove sono reclusi detenuti appartenenti alla criminalità organizzata, però, ahimè, bisogna onorare gli impegni presi nella serata dello scorso 9 marzo, ritenuto necessario per ottenere il rilascio degli ostaggi e far rientrare la protesta”.
“Lo Stato – continua Sabia – al momento ha perso, ha fallito, chi aveva la responsabilità politica ed amministrativa del sistema penitenziario ha mostrato incapacità ed incompetenza nel settore”.
“Lappello ora – conclude il leader sindacale regionale – è che la Presidenza del Consiglio dei Ministri assuma direttamente, pro-tempore, la gestione delle carceri, un atto necessario per risollevare il sistema penitenziario e ridare fiducia e credibilità ai servitori dello Stato, cioè la Polizia Penitenziaria, ridotta all’osso, priva di risorse umane, mezzi ed equipaggiamenti, costretta a fronteggiare le rivolte con mani nude e priva di qualsiasi strumento di difesa. Tutte le OOSS hanno chiesto le dimissioni del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede e del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il lucano Francesco Basentini, e lo scorso 11 marzo, in Senato, tanti sono stati i parlamentari che hanno condiviso lo stesso pensiero, ora bisogna riconquistare la fiducia nelle istituzioni e questo potrà avvenire soltanto con il cambio dei vertici”.
Sulla grave questione, interviene anche il Segretario Nazionale della UILPA, Gennarino De Fazio dichiarando “che il Capo del DAP, ad oggi, ha le sue pesanti responsabilità sulla conduzione delle carceri e su ciò che è avvenuto in questi terribili giorni, che, è indubbio, negare e vorrebbe dire delegittimare la sua stessa funzione. Ma che adesso debba divenire l’unica vittima sacrificale è paradossale e fuorviante”.
Commenta così, De Fazio, il dibattito delle ultime ore, rispetto alle rivolte che hanno interessato in questi giorni le carceri del Paese e sottolinea “è patetico il tentativo di molti di scaricare tutte le responsabilità sul Capo del DAP, il quale, lo ribadiamo, è certamente corresponsabile di quanto accaduto, ma è palese che il fallimento del sistema penitenziario italiano ha origini assai remote e si è solo conclamato nel presente”.
“Paradossale, poi, per il leader sindacale – che tra i più duri, ieri in Senato, sia stata la senatrice, Maria Elena Boschi” che, tra l’altro, si chiede se, la stessa Boschi, non fosse per caso nel governo con la sua amica Marianna Madia, quando si tagliavano di quasi 5mila unità gli organici della Polizia Penitenziaria? E chi era il Capo del DAP in quel periodo? Forse uno che voleva istituire il poliziotto specializzato muratore, agronomo, meccanico e voleva tutte le celle aperte?”
“Lo ribadiamo – conclude De Fazio – la gestione delle carceri deve passare pro-tempore sotto la diretta responsabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed ha bisogno di essere completamente rifondata affinchè riemerga dalle sue stesse macerie”.
Redazione