In Puglia, il Procuratore della Repubblica di Taranto, N.M.C., nella mattinata di oggi, martedì 19 maggio, con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, è finito agli arresti domiciliari.
Lo stesso provvedimento, come informa una nota stampa inviata in redazione dalla Procura, è stato eseguito anche a carico di M.S., Ispettore della Polizia di Stato, in servizio, presso la Questura di Taranto, distaccato presso gli Uffici della locale Procura e di tre fratelli imprenditori, della provincia di Bari, G.M., G.M. e C.M.
L’inchiesta, iniziata nel 2019, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza, guidata dal dott. Francesco Curcio, nella foto, ed eseguita dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziario di Potenza della Sezione di P.G. Aliquota delle Fiamme Gialle e dalla Squadra Mobile della Questura potentina.
Gli indagati, in concorso ed in accordo tra loro, sono stati tutti ritenuti colpevoli e gravemente indiziati di delitto dal Giudice della Indagini Preliminari di Potenza verso un giovane pm di Trani, avvicinato per cercare di “aggiustare” un processo.
La storia che si legge nell’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Potenza, di circa 200 pagine, è quella di un sopruso e anche di una ribellione.
Gli arrestati, infatti, cercarono di convincere il magistrato a chiudere le indagini per usura e avviare il processo contro un imprenditore, senza che ce ne fossero i presupposti e solo perchè gli stessi interessati avevano un solo obiettivo, quello di ottenere indebitamente i vantaggi economici e i benefici di legge conseguiti dallo status di vittime di usura.
Infatti, avevano già provveduto a denunciare lo sfortunato imprenditore.
Dalle indagini sviluppate, è emerso che i mandanti erano proprio i tre imprenditori pugliesi.
Grazie al giovane pm della Procura di Trani, che aveva denunciato i fatti, ha permesso il buon esito delle indagini, conclusesi con gli arresti.
Rocco Becce
Direttore Editoriale