
Dopo qualche anno, in Basilicata, si ritorna a parlare di “Marinagri“, definita la “Dubay dello Jonio“.
Chi non ha fatto una visita a quel luogo davvero incantevole, un Paradiso terrestre, a dir la verità, molto cambiato negli ultimi anni.
Girando in quella immensa struttura, nei mesi scorsi, avevamo già notato qualcosa di diverso.
Il progetto, realizzato in passato, ma solo in parte, era assolutamente innovativo, con l’albergo, il porto, le ville residenziali bagnate dal mare, con gli attracchi e spiagge private.
Nella cittadina turistica lucana, situata a Policoro, in provincia di Matera, in tanti hanno acquistato una villa, grande o più piccola, o investito in una proprietà, dove durante il corso dell’anno ci si può andare a fare lunghe vacanze o semplici week end, con passeggiate nei lunghi percorsi privati e incontaminati.
Ma a distanza di anni, la cittadina estiva è ancora nell’occhio del ciclone.
Infatti, nel lontano 2008 fu posta sotto sequestro da parte dell’ex pm, Luigi De Magistris, oggi sindaco della città di Napoli, nell’inchiesta denominata “Toghe Lucane“, da cui la società, denominata “Marinagri S.p.A.” e tutte le persone coinvolte furono assolte con formula piena, con danni costati diversi milioni di euro.
Nelle ultime ore è stata dichiarata fallita la società per azioni che ha investito ingenti capitali dopo aver realizzato il complesso turistico alla foce del fiume Agri.
La decisione è del Tribunale di Matera, ed è stata presa nella giornata di ieri, martedì 19 maggio, accogliendo le istanze di fallimento formulate dal principale creditore bancario e da una decina di piccoli creditori, che ha determinato, così, il fallimento che interviene nell’ambito del procedimento di risanamento promosso dalla società nel gennaio 2020 al fine di risolvere in via definitiva la propria situazione di crisi.
La motivazione della sentenza, ovviamente in fase di verifica da parte dei legali della società, appare erronea sotto diversi profili, tanto che, nei termini di legge, ci si riserva di proporre reclamo davanti alla Corte d’Appello di Potenza.
La società versava già da alcuni anni in difficoltà economica tanto che era stato richiesto un concordato fallimentare liquidatorio, ora non concesso, ma su questo la storia proseguirà nelle aule del Palazzo di Giustizia lucano.
Rocco Becce
Direttore Editoriale
