Per sequestro di persona a scopo di estorsione e porto in luogo pubblico di armi od oggetti atti ad offendere, in flagranza di reato, un 26enne straniero è finito in carcere, in Basilicata, a Melfi, in provincia di Potenza.
Ad eseguire il fermo, già convalidato, a Genzano di Lucania, i Carabinieri della locale Stazione, insieme ai colleghi della Stazione di Irsina e del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Venosa, guidata dal Capitano Alessandro Vergine.
L’uomo, di origine albanese, era residente da tempo a Matera, come informa una nota stampa inviata in redazione, e l’operazione dei militari dell’Arma, appartenenti al Comando Provinciale Carabinieri di Potenza, guidato dal Colonnello Nicola Albanese, è stata portata a termine con un’indagine lampo, tra la tarda serata di giovedì scorso, 4 giugno, e le prime ore del giorno successivo.
Infatti, il tutto è avvenuto subito dopo una segnalazione di un 57enne residente nel Salento, giunta, intorno alle ore 22.30, alla Centrale Operativa dei Carabinieri di Venosa.
L’uomo aveva riferito che il figlio di 35 anni, che si era allontanato da casa nel pomeriggio a bordo di un’autovettura, lo aveva chiamato poco prima dicendogli di essere stato rapito, di trovarsi in pericolo di vita sotto minaccia di un coltello e che per la sua libertà avrebbe dovuto pagare un riscatto di 100mila euro.
Immediatamente sono state avviate le opportune verifiche e ricerche che si sono concluse dopo circa un’ora e mezzo.
Il personale dell’Arma, in poco tempo, ha rintracciato e bloccato, lungo la Strada Provinciale 79, in località Fontana Vetere, il veicolo in movimento, con a bordo la vittima e il sequestratore.
È stata effettuata, così, una perquisizione personale e veicolare e nella disponibilità dell’arrestato è stato rinvenuto e posto sotto sequestro un coltello a serramanico, un marsupio contenente 9.200 euro in contanti, di dubbia provenienza, uno zaino con all’interno un paio di manette, cento fascette autostringenti ed una pistola elettrica, di tipo Taser, che genera scosse capaci di stordire e immobilizzare una persona o un animale, del quale, in Italia, non è ancora consentito l’utilizzo.
Inoltre, gli accertamenti successivi degli investigatori hanno consentito di accertare che il responsabile del folle gesto, intrapreso il viaggio con la vittima per motivi lavorativi legati alla compravendita di autoveicoli in Lombardia, giunto in agro di Genzano di Lucania, abbia obbligato il salentino ad appartarsi in uno spiazzo isolato.
Dopo averlo ammanettato al volante del veicolo, lo ha costretto, dietro minaccia del coltello, a telefonare al genitore per la richiesta estorsiva, prima di riprendere la marcia e fino al momento dell’arresto.
Rocco Becce
Direttore Editoriale