Con il coordinamento, in ambito europeo, di Eurojust, lo scorso 16 luglio, operazione congiunta della Guardia di Finanza di Bolzano e dell’ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), diretta dalla locale Procura della Repubblica, che ha portato a 7 arresti.
Questi i nomi delle persone finite in manette:
1) F.D., di 42 anni, residente in provincia di Napoli;
2) G.P., di 58 anni, residente in provincia di Salerno;
3) C.C., di 53 anni, residente a Settimo Milanese;
4) V.A., di 47 anni, residente a Castellammare di Stabia;
5) P.D.M., di 56 anni, residente in provincia di Reggio Emilia;
6) V.S., di 48 anni, residente a Cerignola;
7) P.I., di 44 anni, residente a Cerignola.
Altre 19 persone risultano indagate per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla reiterata commissione dei delitti di contrabbando di prodotti energetici (art. 40 del Testo Unico sulle Accise), aggravati in ragione della quantità del prodotto commercializzato e della natura transnazionale degli illeciti.
7 società italiane e una società della Repubblica Ceca sono state denunciate anche in relazione alla disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche prevista dal decreto legislativo n. 231/2001, per non aver impedito, ma agevolato la commissione dei reati di associazione a delinquere finalizzata all’evasione dell’accisa di prodotti della carburazione.
Inoltre, sono stati sequestrati 3 depositi commerciali di prodotti energetici; 13 distributori stradali di carburante; 34 tra motrici, semirimorchi e cisterne adibiti al trasporto di carburanti; 1 imbarcazione lunga 18 metri; timbri metallici contraffatti destinati alla creazione di falsi documenti di trasporto (DAS); 60 rapporti finanziari, tra conti correnti, certificati di deposito e titoli; quote societarie e denaro contante fino alla concorrenza di 4,3 milioni di euro.
Gravi le accuse, legate ad un’associazione a delinquere, a carattere internazionale, dedita al contrabbando di carburante, che ha coinvolto anche diverse regioni con oltre 200 finanzieri e doganieri impiegati in Campania, Lombardia, Puglia, Toscana, Abruzzo e Basilicata, che hanno dato esecuzione a provvedimenti emessi dal Giudice per le Indagini del Tribunale di Bolzano.
Sette società italiane e una società della Repubblica Ceca sono state denunciate anche in relazione alla disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche prevista dal decreto legislativo n. 231/2001, per non aver impedito e, anzi, per aver agevolato la commissione dei reati di associazione a delinquere finalizzata all’evasione dell’accisa di prodotti della carburazione.
L’attività investigativa, coordinata dapprima dalla Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Trento e, successivamente, dalla Procura della Repubblica di Bolzano, ha preso le mosse dal controllo di un’autocisterna effettuato dalle Fiamme Gialle di Bressanone presso la barriera autostradale A/22 di Vipiteno, svolto nell’ambito di un piano di controllo coordinato del territorio pianificato dal Comando Regionale Trentino Alto Adige della Guardia di Finanza. Le indagini, sviluppate in collaborazione con il Reparto Antifrode dell’Ufficio delle Dogane di Bolzano dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno permesso di disarticolare un’agguerrita associazione a delinquere a carattere transnazionale che, in un solo anno, attraverso il valico del Brennero, ha importato illegalmente in Italia circa 7 milioni di litri di gasolio.
Scopo del sodalizio criminale era quello d’introdurre dalla Germania e commercializzare, sul territorio nazionale, gasolio per autotrazione spacciandolo, cartolarmente, come olio lubrificante, così, da evitare il pagamento dell’accisa (l’imposta indiretta sulla produzione di prodotti petroliferi), che, con riferimento al gasolio, grava per circa il 60% sul prezzo al dettaglio (compresa l’I.V.A.), mentre per l’olio lubrificante acquistato in Germania la stessa è pari a zero.
Per realizzare l’ingentissima frode (limitatamente alle accise, l’imposta evasa, in soli dodici mesi, ha superato i 4 milioni di euro), l’organizzazione si è avvalsa di alcune società “cartiere”, prive di qualsivoglia consistenza economica, strutture operative o personale dipendente, a nome delle quali venivano emessi i documenti (anch’essi fittizi) utilizzati per scortare la merce lungo il viaggio in territorio italiano.
I profili di coordinamento internazionale dell’indagine sono stati curati da Eurojust, organismo dell’Unione europea istituito, nel 2002, per stimolare e migliorare la direzione di indagini penali tra le autorità giudiziarie competenti degli Stati membri dell’U.E., nella lotta alle gravi forme di criminalità organizzata e transfrontaliera.
In sintesi, il meccanismo illecito scoperto era questo.
Sall’Italia partivano le autocisterne vuote, che si dirigevano verso un deposito compiacente situato in Germania, a Lübben, dove veniva caricato il gasolio, falsamente classificato come olio lubrificante, quindi non soggetto ad accisa.
Le autocisterne piene facevano rientro in Italia, percorrendo un primo tratto su strada, da Lübben fino alla cittadina austriaca di Wörgl, dove venivano caricate su rotaia e, attraverso il servizio “Ro.La.”, acronimo del termine tedesco Rollende Landstrasse – autostrada viaggiante, giungevano fino a Trento, scortate da una semplice lettera di vettura.
Una volta sbarcati a Trento, i conducenti delle autocisterne distruggevano le lettere di vettura e proseguivano il viaggio verso un deposito commerciale di prodotti petroliferi situato nell’hinterland milanese.
Durante il tragitto, la merce veniva classificata come gasolio e scortata da documenti non genuini, i quali attestavano falsamente che il prodotto aveva già assolto l’accisa ed era diretto verso un operatore autorizzato allo stoccaggio dall’Amministrazione Finanziaria.
Pertanto, in caso di ordinari controlli su strada da parte delle forze di Polizia, i carichi risultavano formalmente ineccepibili.
Il gasolio trasportato veniva scaricato all’interno dei serbatoi di stoccaggio presenti presso il deposito commerciale, i cui responsabili erano conniventi con i membri dell’organizzazione criminale.
Dal deposito partivano altre autocisterne, per rifornire dei distributori stradali di carburante non rientranti nel circuito delle grandi marche, alcuni dei quali di proprietà di persone inserite nella stessa organizzazione criminale.
A questo schema base, dal mese di marzo 2019, si è aggiunta una variante che ha visto l’utilizzo del “RALpin SA”, che è il corrispondente svizzero del servizio “Ro.La.”, lungo la tratta Friburgo, in Brisgovia (Germania), Novara, con destinazione finale il medesimo deposito italiano dell’hinterland milanese.
L’evasione non ha interessato soltanto le accise, ma anche l’I.V.A. gravante sulla commercializzazione del prodotto.
Infatti, anche le società che cedevano il gasolio ai distributori stradali non adempivano ad alcun obbligo tributario e non provvedevano al versamento dell’I.V.A. addebitata ai clienti e da questi regolarmente pagata.
L’ammontare dell’imposta evasa è in fase di quantificazione.
Le investigazioni hanno permesso d’individuare l’intera filiera illecita, dal vertice ai contabili, dai responsabili in loco dei vari depositi ai numerosi trasportatori, dai molteplici prestanomi delle società̀ ai compilatori dei documenti falsi.
Al danno erariale accertato dagli investigatori, si deve aggiungere il pericolo potenziale per l’ambiente e i mezzi di trasporto derivante dall’immissione in commercio di prodotti energetici non a norma, che ignari consumatori acquistano presso distributori di carburanti presenti sul territorio nazionale.
L’attività illecita, considerato il volume di prodotto illegalmente commercializzato, ha causato anche un’inevitabile distorsione del mercato, penalizzando gli operatori onesti già provati dalla grave crisi che ha colpito il settore.
Al fine di rendere più efficace l’apparato investigativo, da alcuni mesi, il Comando Regionale Trentino Alto Adige della Guardia di Finanza ha avviato la sperimentazione di un “test speditivo” sviluppato dall’Università degli Studi di Trento, che, in base al tipo di reazione manifestata, permette di definire, immediatamente, l’effettiva genuinità del prodotto trasportato, prescindendo quindi da quanto indicato sui documenti di trasporto o dalla necessità di effettuare dispendiosi approfondimenti d’indagine. Inoltre, allo scopo di prevenire questo ormai diffuso sistema di frode, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), a guida del Direttore Generale, Marcello Minenna, ha messo in atto ulteriori metodi di controllo preventivi che si basano sull’analisi di dati e informazioni contenuti in appositi applicativi informatici.
In attuazione delle norme di cui al decreto legge n. 124 del 2019, verrà introdotto il Documento Amministrativo Semplificato in versione elettronica (il c.d. “e-DAS”), che prevede la trasmissione del documento all’Amministrazione finanziaria da parte degli operatori, i quali dovranno registrarsi sulla piattaforma online messa a disposizione dall’ADM.
In questo modo, la stessa Amministrazione potrà venire a conoscenza del trasferimento di prodotto (con accisa assolta) tra i vari depositi.
Tali informazioni daranno la possibilità, agli organi di controllo, di effettuare verifiche immediate sui documenti di circolazione al fine di evitare l’utilizzo di DAS contraffatti.
Rocco Becce
Direttore Editoriale