Ancora un’operazione portata a termine dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Ascoli Piceno, guidato dal Colonnello Michele Iadarola che ha scoperto un coltivatore diretto, improvvisatosi ristoratore di prodotti a km. zero, ma abusivo.
Infatti, l’uomo, un agricoltore dell’entroterra sambenedettese, nel week end, organizzava cene ed eventi nella propria abitazione, adibita, per le occasioni, ad un vero e proprio locale ristorativo, dove proponeva piatti e pietanze “certificati”, per lo più, provenienti dalle proprie coltivazioni.
Una “certificazione”, tuttavia, non rinvenuta in alcun ufficio pubblico, ai quali compete il rilascio delle autorizzazioni e delle licenze per la somministrazione di cibi e bevande, così, come anche del tutto sconosciuta è risultata l’attività di ristorazione agli uffici finanziari, sui quali incombono gli oneri di controllo.
Un escamotage, adottata dal coltivatore-ristoratore, pregiudizievole verso gli altri operatori del settore che hanno deciso di rispettare le leggi, minandoli da una concorrenza sleale, capace di imporsi, non solo per l’offerta di un servizio a prezzi concorrenziali, ma rivelatosi pericoloso nel particolare periodo di emergenza sanitaria, essendo sfuggito anche ai controlli sulla conforme osservanza delle prescrizioni dei diversi provvedimenti delle autorità governative.
La circostanza è emersa dai consueti servizi di controllo, nel particolare periodo incisivamente intensificati per soddisfare le ulteriori prerogative di contenimento dell’emergenza epidemiologica da “Covid–19“, affiancati dalle attività di intelligence che, nel caso, sono state sostenute ed avvalorate anche dalle numerose pubblicizzazioni delle cene e degli eventi attuate tramite i social network.
In una di queste occasioni, le Fiamme Gialle hanno bussato alla porta dell’abitazione del ristoratore abusivo, il quale, convinto di accogliere dei clienti, si è trovato invece ad ospitare i militari della Compagnia di San Benedetto del Tronto per il controllo di circostanza, nel cui ambito è stata individuata anche una lavoratrice, ovviamente non a norma, addetta alla cucina dell’abitazione, attrezzata in tutto e per tutto per le esigenze di una clientela non sicuramente ristretta al solo livello familiare.
Dalle prime indagini, scaturite dal blitz serale, sono state delineate le attività di ristorazione effettuate tutte all’interno dell’abitazione privata da circa 3 anni, per le quali si è proceduto a ricondurre a tassazione redditi non dichiarati al Fisco per circa 20mila euro, ai quali si è aggiunta anche l’imputazione di I.V.A. per 2.500 euro e, in qualità di evasore totale, le contestazioni relative alla mancanza delle scritture contabili obbligatorie, in un ambito di abusivismo commerciale che, a causa del mancato rispetto dei protocolli sanitari e d’igiene, ha trovato l’attivazione anche del Comune e dell’ASUR, territorialmente competenti.
Donatina Lacerenza
Collaboratore