Un’importante operazione, contro l’usura, denominata “Easy Credit”, è stata portata a termine, nella mattinata di oggi, venerdì 4 dicembre, dalla Polizia di Stato della Questura pugliese, di Taranto.
Gli agenti della locale Squadra Mobile, al comando del dott. Fulvio Manco, nella foto, alle prime luci dell’alba, hanno sgominato un’organizzazione criminale locale, eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari nei confronti di 8 persone, presunti responsabili di associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di una serie di delitti di usura ed esercizio abusivo di attività finanziaria.
I dettagli dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa, tenutasi, in modalità online, intorno alle ore 10.30.
Questi sono i nomi degli arrestati.
Custodia cautelare in carcere:
1) S.M., di anni 72, promotrice, capo e organizzatrice dell’associazione;
2) V.R., di anni 67;
3) S.E., di anni 62;
4) M.G., di anni 51;
5) M.C., di anni 50;
6) M.E., di anni 48.
Custodia cautelare agli arresti domiciliari:
1) L.A., di anni 77;
2) M.F., di anni 29.
Le indagini, sono state avviate nell’ottobre del 2018, dopo una segnalazione, giunta alla Sala Operativa, da una persona che aveva raccontato che i suoi anziani genitori, erano rimasti vittime di usura, di vicinato.
Da subito, era emersa, l’esistenza di un’articolata organizzazione criminale, composta sopratutto da donne, caratterizzata da un rapporto diretto tra l’usuraio e le vittime, in gran parte dei casi di persone di una certa età, in momentanea difficoltà.
La tarantina, M.S., avvalendosi della complicità di suoi familiari ed alcuni conoscenti, era diventata il punto di riferimento di una larga cerchia di persone in difficoltà che per diverse ragioni, dalle primarie, fino alle più futili esigenze che riguardavano anche il gioco, da trascorrere nelle sale Bingo, si rivolgevano a lei, per ottenere disponibilità di denaro contante.
Proprio gli abituali frequentatori di due, di queste sale, situate nel capoluogo pugliese, erano le prede preferite.
Infatti, i giocatori incalliti, o, in alcuni casi, anziani soli, che avevano come unico svago il gioco, venivano avvicinati dai vari componenti dell’organizzazione, abituali frequentatori di quei locali, e al momento del bisogno, messi in contatto con la principale indagata, l’usuraia che, da circa 7 anni, era diventata un vero e proprio bancomat della zona.
Le indagini hanno accertato che nella maggior parte dei casi le richieste di denaro, arrivate via telefono o addirittura attraverso il citofono di casa, venivano immediatamente esaudite.
L’usurato, infatti, si recava di persona nell’appartamento della donna o addirittura ritirava le somme in contanti attraverso un montacarichi installato presso il balcone interno nel cortile dello stabile.
In caso di inadempienze, oltre alle richieste esplicite e pressanti fatte telefonicamente, si utilizzava il metodo della pubblica umiliazione del cliente moroso, recandosi personalmente presso l’abitazione dell’usurato ed urlando le proprie ragioni in maniera plateale e sguaiata.
Pratica eseguita dall’arrestata, a capo dell’organizzazione, nota alle proprie vittime, che fungendo da deterrente, portava ad assecondare velocemente le richieste usuraie.
Nel febbraio dello scorso anno, i poliziotti, durante una perquisizione domiciliare in casa della donna, riuscirono a recuperare due grossi quaderni, il primo era una rubrica telefonica, dove erano stati annotati centinaia di numeri delle persone usurate, mentre l’altro era un vero e proprio schedario, dove, meticolosamente, venivano registrati tutti gli importi elargiti, le rate pagate e l’importo finale da riscuotere, tra cui un debito estinto nel 2012.
L’organizzazione, per nulla intimorita da quella perquisizione, aveva continuato imperterrita la sua attività e, temendo di essere sotto osservazione, aveva adottato tutte le accortezze necessarie per sviare le indagini, fino ad avvalersi di tecnici specializzati per bonificare gli ambienti da eventuali microspie.
La meticolosa attività di analisi e di incrocio delle informazioni, provenienti da più fonti, suffragata anche dal contenuto della documentazione sequestrata, ha permesso, così, agli investigatori, di ricostruire oltre cento prestiti usurari, di identificare buona parte dei clienti e di accertare, attraverso le schede a ciascuno di loro assegnate, le somme ricevute, l’entità dei singoli prestiti ed i tassi di interesse applicati che, nella maggior parte dei casi, erano compresi tra il 60 e l’80% annuo, fino ad arrivare in alcuni casi, addirittura al 240%, con l’ammontare totale dell’attività illecita, che si aggira sugli oltre 300mila euro.
Nel corso delle perquisizioni eseguite a Taranto, i poliziotti, nel domicilio della donna, a capo di tutto, hanno recuperato, nascosti all’interno di un cuscino, quasi 2mila euro, in banconote di vario taglio, oltre a numerosi documenti bancari e d’identità, intestati alle presunte vittime.
Rocco Becce
Direttore Editoriale