All’età di 69 anni è deceduto, ieri, a causa del “Covid–19“, nel Veneto, all’interno del carcere “Due Palazzi” di Padova, Donato Bilancia, nato a Potenza il 10 luglio del 1951.
A farlo morire, non ci hanno pensato le nostre leggi, che fanno acqua da tutte le parti e con cause interminabili, ma il terribile virus che colpisce ancora e ovunque.
Il noto serial killer, che scontò i primi anni di prigione nell’istituto penale di Marassi, a Genova, per poi essere trasferito, dove è deceduto, soprannominato “il mostro dei treni” o “il serial killer delle prostitute”, era stato condannato a 13 ergastoli, per 17 omicidi, e a 16 anni per un tentato omicidio.
I 17 delitti, sono stati commessi, per soffocamento o con arma da fuoco, nel giro di pochissimi mesi, tra il 15 ottobre del 1997 al 16 aprile del 1998, tra la Liguria e il Piemonte.
A tradire l’omicida seriale lucano, amante dei casinò, ricercato ovunque dalle forze dell’ordine, poi arrestato il 6 maggio del 1998, l’auto usata per alcuni suoi spostamenti, per commettere i reati.
Rocco Becce
Direttore Editoriale