Due fratelli, D.B., 70enne, e D.G., 65enne, entrambi titolari di due officine meccaniche, per la riparazione di veicoli industriali, ubicate nel Lazio, a Roma, in via della Pisana, sono stati tratti in arresto nella mattinata di oggi, lunedì 21 dicembre.
Ad eseguire le misure cautelari degli arresti domiciliari, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro.
I due sono ritenuti responsabili di violazione di sigilli e reiterato inquinamento ambientale.
Nei loro confronti, i militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro, insieme agli Ispettori dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro della Capitale, avevano avviato nel settembre scorso, un’attività investigativa a seguito di un precedente controllo finalizzato alla verifica delle misure di contenimento “Covid–19“, che ha portato, poi, al sequestro preventivo delle due strutture lavorative avvenuto lo scorso 3 novembre, emesso sempre dalla stessa A.G. poichè era stato accertato che nell’esecuzione della loro attività, gli arrestati, sversavano continuamente oli sintetici esausti nei pozzetti di raccolta delle acque e nel terreno circostante le officine.
Come informato dagli investigatori, questo avveniva con conseguente inquinamento delle acque del suolo e del sottosuolo adiacente.
Inoltre, sempre nel corso delle stesse indagini, è stato accertato che procedevano all’attività di smaltimento illecita, previa rottura e decomposizione, di lastre di Eternit, le cui polveri costituivano grave pericolo per la salute dei lavoratori e delle persone che si trovavano nell’area.
Inoltre, sul luogo di lavoro, le due componenti ispettive avevano anche rilevato condizioni igieniche disastrose, mancato rispetto delle normative antinfortunistiche, la fittizia formazione del personale, oltre alla ritardata regolarizzazione dei lavoratori avvenuta solo dopo anni di lavoro irregolare, peraltro effettuato in regime di sfruttamento.
Il provvedimento restrittivo notificato oggi, è scattato poichè gli indagati si sono dimostrati refrattari al precedente sequestro e privi di scrupolo verso l’ambiente, la salute pubblica e verso i propri dipendenti.
Dopo aver violato l’area sequestrata, i fratelli, hanno continuato a sversare nei pozzetti e sul terreno circostante, copiose quantità di oli esausti e altre sostanze inquinanti, mettendo a rischio la salute e l’incolumità fisica dei lavoratori, la salute dei cittadini, e compromettendo irreversibilmente l’ambiente, attraverso l’inquinamento delle falde acquifere.
Rocco Becce
Direttore Editoriale