In Sicilia, tre noti imprenditori di Gela, sono stati oggetto di un sequestro di beni per un valore di 68 milioni di euro da parte del Tribunale di Caltanissetta, Sezione misure di prevenzione, su proposta avanzata dalla locale DDA (Direzione Distrettuale Antimafia).
Infatti, i tre decreti, ai sensi della normativa antimafia, sono stati eseguiti nei confronti di L.S., di 70 anni, L.F.A., di 65, L.R., di 45, imprenditori nel settore immobiliare e sopratutto in quello della commercializzazione di autovetture, anche di lusso.
Le attività investigative, che hanno portato all’adozione dei provvedimenti, sono state svolte da personale della DIA e della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Caltanissetta che in queste ultime ore ha provveduto a dare esecuzione al sequestro di prevenzione.
Gli imprenditori colpiti dalla misura patrimoniale, attualmente indagati per concorso esterno in associazione mafiosa, sono stati ritenuti personaggi di elevata e qualificata pericolosità sociale, in ragione della loro contiguità e complicità con organizzazioni criminali riconducibili a “Cosa Nostra“.
Le attività investigative hanno fatto emergere una sorta di opportunismo affaristico con esponenti della famiglia mafiosa dei “RINZIVILLO“.
Le indagini di natura economico patrimoniale hanno fatto scoprire il reinvestimento da parte degli indagati di ingenti capitali di illecita provenienza in numerose società, formalmente intestate ai propri familiari, attive nel settore dell’edilizia e della rivendita di automobili.
Il provvedimento ablativo, valutato in 68 milioni di euro circa, trae origine dalle risultanze criminologiche compendiate nell’ambito di complesse e articolate attività investigative che sono state nel tempo coordinate dalla DDA della Procura della Repubblica di Caltanissetta e delegate sia alla DIA che alla GdF.
Le attività investigative hanno comportato una meticolosa analisi dei rapporti economici tra gli imprenditori ed appartenenti alle famiglie mafiose di Gela protrattisi per anni.
Già nel giugno del 2006, la DIA aveva effettuato un sequestro preventivo della concessionaria nell’ambito dell’operazione “TERRA NUOVA 2“, ed aveva in quel contesto deferito all’A.G., per il reato di riciclaggio allora contestato con l’aggravante dell’art. 7 della L. 203/91, L.S. e suoi familiari.
Il procedimento fu successivamente archiviato a seguito di una “pseudo collaborazione” dello stesso indagato che, nel frattempo, aveva riferito, ad altri uffici investigativi, di episodi estorsivi asseritamente subiti nel tempo tentando in tal modo di accreditarsi quale vittima della criminalità organizzata.
Successive acquisizioni probatorie costituite dalle dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia dell’area gelese, hanno consentito di far luce sulla reale natura dei rapporti tra i componenti della famiglia e le organizzazioni mafiose operanti sul territorio.
Ad informarlo, in un comunicato stampa inviato in redazione, è il Procuratore della Repubblica f.f., dott.
Gabriele Paci.
Redazione