1 villa; 145 immobili, tra i quali anche numerosi terreni, ubicati tra Palermo, Roma e Trapani; l’intero capitale sociale di 8 società di capitali aventi sede in Roma, di cui 5 con il relativo compendio aziendale; 4 polizze assicurative; 5 rapporti bancari con ingenti saldi attivi, per un valore complessivo di stimato in 40 milioni di euro.
È quanto confiscato nelle ultime ore dalla DIA (Direzione Investigativa Antimafia) a G.P., imprenditore edile palermitano, di anni 83, residente nel Lazio, in provincia di Roma.
Il provvedimento è stato emesso dalla Prima Sezione Penale e Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, presieduta dal dott. Raffaele Malizia.
L’uomo, vanta trascorsi criminali di lungo corso, uomo d’onore di una nota famiglia mafiosa di Resuttana, già capo del mandamento di San Lorenzo, è stato sottoposto a Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza nel 1976 e nel 1985 perchè gravemente indiziato di appartenere a “Cosa Nostra“.
Successivamente ha riportato una condanna a 7 anni di reclusione nell’ambito del “Maxi Processo” per partecipazione ad associazione mafiosa.
Sul suo conto e sugli stretti rapporti da lui intrattenuti nel tempo con esponenti apicali della consorteria siciliana hanno rilasciato univoche dichiarazioni anche diversi collaboratori di giustizia.
Le articolate indagini svolte dagli investigatori hanno ricostruito la sua ascesa imprenditoriale ed evidenziato una netta sperequazione tra i redditi dichiarati e gli investimenti sostenuti, da ritenersi frutto o reimpiego di capitali illeciti.
Rocco Becce
Direttore Editoriale