In Basilicata, nelle ultime ore, nuovi sviluppi per ciò che riguarda l’operazione “Cashback“, eseguita lo scorso 22 gennaio.
C.D., di Oppido Lucano, dipendente di un istituto di credito e A.M., imprenditore di Avigliano, finirono in carcere e G.L., imprenditore di Atella e G.S., imprenditore di Ruvo del Monte, furono sottoposti ai domiciliari.
Erano episodi di peculato ai danni dei comuni di Ripacandida, Oppido Lucano, Genzano di Lucania e Cancellara, come da link qui pubblicato.
A seguito di ulteriori indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza e svolte dalle Fiamme Gialle del locale Comando Provinciale ed Aliquota GdF della Sez. P.G., è risultata aggravata la posizione di due degli indagati.
Si tratta degli imprenditori G.L., di Atella e G.,S. di Ruvo del Monte, che sulla base delle nuove evidenze investigative, sono stati tradotti nel carcere “Antonio Santoro“ di Potenza.
Infatti, come emerso da un quadro indizio ritenuto grave dal Giudice delle Indagini Preliminari del capoluogo lucano, che ha disposto la misura della custodia in carcere, l’imprenditore L., disattendendo agli obblighi conseguenti al regime limitativo della libertà personale cui era sottoposto, intratteneva numerose conversazioni telefoniche, su fatti attinenti alle indagini in corso.
Inoltre, provvedeva ad impartire istruzioni e disposizioni sulla prosecuzione e gestione della sua attività imprenditoriale, prefigurando, già, una nuova veste giuridica da dare alla società coinvolte negli episodi delittuosi per ovviare alle problematiche di un’eventuale sentenza di condanna.
L’imprenditore S., non soltanto conversava con altri, cercando di trovare anch’egli degli escamotage per garantirsi una continuità aziendale, dando in tal senso sia disposizioni per dirottare i pagamenti in arrivo verso nuovi conti ed evitare il sequestro, sia ipotizzando la creazione di un’altra società da intestare ad un prestanome, ma millantava la possibilità di suoi familiari di “addomesticare” le indagini per riottenere, quanto prima, la libertà personale.
Nel contempo, come informato dal Procuratore Capo dott. Francesco Curcio, i militari della GdF hanno proseguito le indagini con una meticolosa ricostruzione delle movimentazioni finanziarie.
Infine, individuando ulteriori beni, gli investigatori hanno sottoposto a sequestro disponibilità sui conti degli indagati, somme per oltre 1,2 milioni di euro.
Rocco Becce
Direttore Editoriale