Su ordine della Procura della Repubblica di Potenza, guidata dal dott. Francesco Curcio, che ne ha dato notizia, oggi, per vari reati, sono stati eseguiti degli arresti, nell’ambito del processo “Ambiente Svenduto“, legato all’ex Ilva di Taranto.
Ad operare sul territorio interessato, i militari della GdF di Potenza, del GICO di Roma, della Tenenza di Molfetta e i poliziotti della Squadra Mobile della Questura potentina.
Queste sono le persone finite in manette: Carlo Maria Capristo, già Procuratore della Repubblica di Trani e Taranto, Giacomo Ragno, avvocato del Foro di Trani, Piero Amara, avvocato e consulente dell’Eni e dell’ex Ilva in AS, Nicola Nicoletti, socio PWC e già consulente esterno della struttura commissariale dell’Ilva e Filippo Paradiso, appartenente ai ruoli della Polizia di Stato, in servizio, a Roma, presso il Ministero degli Interni.
Inoltre, sono state notificate 5 informazioni di garanzia ad altrettanti indagati.
Nei giorni scorsi, la Corte d’Assise pugliese aveva emesso la propria sentenza.
Infatti, tra i 47 imputati, 44 persone e 3 società, ha condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione Nicki Vendola, ex presidente della Regione Puglia, accusato di concussione aggravata in concorso, 2 anni al dg dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, 22 e 20 anni, rispettivamente a Fabio Riva e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori della fabbrica della morte.
A gioire sulla sentenza, dopo un dramma durato molto tempo, cittadini e rappresentanti di associazioni ambientaliste che, per lunghi anni, hanno portato avanti una lotta ad oltranza contro l’incredibile gestione della famiglia Riva che rispondono di concorso in associazione per delinquere, finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.
Rocco Becce
Direttore Editoriale