85 persone indagate, 63 in carcere, 18 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti ad obblighi di dimora e presentazione alla Polizia Giudiziaria.
È questo il risultato di un’operazione antimafia eseguita dalla DIA (Direzione Investigativa Antimafia), in collaborazione con il Comando Provinciale CC di Palermo, nelle province di Palermo, Trapani, Nuoro, Roma, Milano, Reggio Calabria e Cagliari.
Gli indagati sono tutti ritenuti a vario titolo responsabili dei delitti di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, reati in materia di armi, droga, estorsione e corruzione.
70 sono i provvedimenti cautelari complessivi per imputazioni di associazione mafiosa (3 posizioni), concorso esterno in associazione mafiosa (1 posizione), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (5 organizzazioni individuate) e reati fine delle organizzazioni individuate con delitti di produzione (marijuana) e traffico di stupefacenti (marijuana, cocaina e hashish), ma anche reati in materia di armi e contro la pubblica amministrazione (corruzione di un agente della Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere Pagliarelli di Palermo).
Le attività, sono state avviate d’iniziativa dalla Compagnia di Partinico nel novembre 2017 in seguito all’analisi delle possibili cointeressenze criminali tra esponenti malavitosi.
La ricostruzione dei fatti è fondata sui gravi indizi di colpevolezza prospettati dalla DDA-Sezione territoriale di Palermo e ritenuti dal GIP nei confronti di cinque organizzazioni finalizzate al traffico di stupefacenti.
La strategica rilevanza dei consessi organizzativi partinicesi nella gestione dei fiorenti traffici di droga per la Sicilia occidentale è emersa prepotentemente con particolare riferimento alle stabili forniture per le piazze di spaccio o della provincia di Trapani, dove operavano i referenti di uno dei gruppi coinvolti.
La necessità di non compromettere i cospicui introiti garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala ha evitato l’esacerbazione dei contrasti tra i vari gruppi per la gestione territoriale dei flussi di traffico.
Da questa esigenza la definizione di un precario equilibrio caratterizzato da una costante fibrillazione a media intensità che si è manifestata con numerosi danneggiamenti, spedizioni “punitive” ed atti incendiari riconducibili all’uno o all’altro sodalizio criminale, sempre in procinto di portare lo scontro ad un livello superiore.
Al riguardo, come evidenziato dal GIP nell’ordinanza cautelare in esame, è emersa l’immagine di una vera e assai allarmante balcanizzazione degli scenari criminali partinicesi che consente di presagire futuribili scenari di nuove e forse imminenti guerre di mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le più attive nell’ambito criminale del traffico di stupefacenti.
In tale scenario, 2 delle 5 organizzazioni criminali individuate è stata ipotizzata l’appartenenza a “Cosa Nostra” partinicese declinata attraverso le tradizionali forme di intermediazione parassitaria sia nel controllo di attività commerciali ed imprenditoriali, che nella risoluzione di controversie private, ricorrendo talvolta ad allarmanti condotte minatorie e violente.
Redazione