La “DIA” (Direzione Investigativa Antimafia), in Emilia Romagna, ha eseguito un decreto di confisca di beni per oltre 50 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Bologna, nei confronti di un imprenditore della provincia di Ravenna.
L’uomo, operante nel settore vitivinicolo, insieme ad alcune persone legate alla criminalità organizzata cerignolana, nel 2012 era rimasto coinvolto nell’operazione “Baccus”, coordinata dalla “DDA” (Direzione Distrettuale Antimafia) di Bari, subendo la condanna dalla Corte di Appello del capoluogo pugliese a 4 anni di reclusione per associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ed a reati fiscali.
Inoltre, come informato in redazione, più di recente è stato condannato in primo grado a 9 anni e mezzo di reclusione per associazione per delinquere, riciclaggio e autoriciclaggio a conclusione delle indagini eseguite dalla DIA di Bologna, coordinate dalla Procura di Ravenna e sfociate nell’operazione “Malavigna“.
Il provvedimento, emesso su proposta del Procuratore della Repubblica di Ravenna, dott. Alessandro Mancini e del Sostituto Procuratore, dott.ssa Lucrezia Ciriello, fa seguito al sequestro già operato dalla DIA nel 2020 in base al quale il Tribunale di Bologna, presieduto dal dott. Francesco Caruso, aveva ritenuto sussistente, tra l’altro, la sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni nella disponibilità del proposto e del suo nucleo familiare.
La misura ablativa interessa partecipazioni societarie e 9 compendi aziendali attivi nel settore vitivinicolo siti nella provincia di Ravenna, 74 beni immobili ubicati tra le provincie di Ravenna, Forlì e Brescia, 6 automezzi d’epoca e 3 rapporti bancari e assicurativi recanti disponibilità finanziarie di cui un conto corrente acceso presso un istituto bancario di San Marino.
Quest’ultimo sarà oggetto di confisca a cura delle competenti autorità sammarinesi d’intesa con l’Autorità Giudiziaria bolognese, così, come previsto dalla convenzione di “amicizia e buon vicinato” del 1939.
Redazione