Un’attività investigativa, denominata “Open Prisons“, ha consentito di accertare l’esistenza di un traffico di sostanze stupefacenti, di cellulari e schede sim, introdotte all’interno dell’istituto penitenziario romano di “Rebibbia“.
La scoperta è avvenuta a conclusione di un’articolata e complessa attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, ed eseguita dai Carabinieri della Compagnia Roma E.U.R e il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale.
7 sono le persone interessate, 5 finite in carcere e 2 ai domiciliari.
Tutte sono gravemente indiziate, a vario titolo dei delitti di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, introduzione di dispositivi idonei alla comunicazione e di corruzione per atti contrari ai propri doveri.
La richiesta di droga e di schede telefoniche arrivava da alcuni detenuti che si occupavano della successiva rivendita nell’ambito del reparto “G8” del carcere romano.
Nel ricostruire la filiera dello spaccio e dell’acquisizione dello stupefacente dall’esterno è emerso, tra l’altro, il coinvolgimento dei familiari di alcuni ristretti i quali, per veicolare l’introduzione delle dosi di droga e delle sim card, si servivano tra l’altro dei pacchi colloquio.
Le investigazioni hanno permesso di accertare il coinvolgimento di un agente della Penitenziaria, già sospeso in via cautelativa in sede amministrativa.
Il poliziotto, finito ai domiciliari, è gravemente indiziato per i delitti di concorso nel reato di detenzione a fini di sostanza stupefacente e corruzione per compiere atti contrari ai doveri d’ufficio.
Infatti, da quanto accertato, sembra che il “Basco Azzurro” aveva fatto da tramite tra i detenuti e l’esterno, per facilitare l’introduzione illecita nel carcere di quanto richiesto da alcuni reclusi.
È quanto segnalato dal Comando Provinciale CC di Roma.
Rocco Becce
Direttore Editoriale