“Chi sa guardare più indietro nel passato, saprà spingere lo sguardo più lontano nell’avvenire”.
Era il credo di Winston Churchill che viene riproposto nelle pagine introduttive dell’ultimo saggio di Michele Pinto la “Scuola Maestri Società nella Basilicata liberale”, titolo della sua ultima pubblicazione, 2021, per l’edizione Villani.
Un motto che l’autore ha fatto suo tanto da spingerlo nella ricerca continua e nella pubblicazione di saggi storici, e in particolare sulla scuola lucana.
Pinto è un “maestro” sagace, la sua ricerca storica è “presentata” con uno stile narrativo carico di riflessioni capaci di stimolare la curiosità, le domande, mette nelle condizioni il lettore di leggere la storia passata per sentirne il peso di quella attuale e nello stesso tempo puntare lo sguardo, di churchilliana memoria, “più lontano nell’avvenire”.
Michele Pinto, nella foto, è stato un docente della Basilicata.
Poi un Dirigente scolastico e infine continua ad essere un formatore.
Un impegno per e nella scuola che gli è valso, da parte del Presidente della Repubblica nel 2012, l’alta onorificenza di “Cavaliere al Merito della Repubblica”.
In quest’ultima pubblicazione di 228 pagine, che potrebbe essere anche un’idea regalo, l’autore analizza il periodo storico che va dalla proclamazione del Regno d’Italia ai primi anni del Novecento, ma non manca un excursus sull’alfabetizzazione che conduce alla recente legge 107/2015 e ai suoi decreti attuativi del 2017, e del ruolo che assunse l’istruzione nella rinascita degli italiani comprese le classi sociali subalterne del Sud contaminate da un analfabetismo dilagante.
Questioni sociali, economiche e culturali che si intrecciano con una visione politica “in special modo nel Meridione”, come puntualizza Pinto nella introduzione, che tendeva a lasciare i sudditi nell’ignoranza per timore che l’istruzione procurasse poi rivolte e “violente reazioni”.
E, quindi, si fa strada una istruzione popolare essenziale da una parte (leggere, scrivere e far di conto) e lasciata al caso dall’altro (volutamente disattese le indicazioni della legge Casati), e comunque trova terreno fertile la diffusione dell’istruzione, tra donne e uomini di buona volontà, dal mondo dell’associazionismo, ma anche la stampa scolastica, nella Basilicata su tutti “L‘Educatore Lucano”, periodico stampato a Rionero in Vulture.
Pinto richiama i nomi dei maestri che diedero una impronta significativa, così, come gli ideatori e realizzatori della Biblioteca Popolare circolante e dell’Università Popolare, le prime a sorgere in Basilicata.
Da Rionero in Vulture parte l’iniziativa editoriale a sfondo pedagogico e scolastico che uscì dai confini territoriali e contribuì nel dibattito del Paese sulla scuola.
Le origini rioneresi dell’autore lo guidano con particolare passione e determinazione nella narrazione certosina, di come, ad es., nei numeri del giornale scolastico “L’Educatore Lucano”, pubblicati dal 1881 al 1883, fanno eco anche le vicende regionali e nazionali.
Di come la regione fu colpita dall’emigrazione, sulla lingua nazionale, sulla funzione dell’associazionismo, giusto per citarne alcune.
Particolare attenzione, poi, è dedicata a quegli intellettuali rioneresi, in primis Giustino Fortunato, che contribuirono, affiancando due grandi maestri Solimena e Plastino, ad una seria riflessione e ripensamento sulla formazione-aggiornamento culturale e relativo reclutamento dei maestri.
Pinto coglie il clima e la volontà di quel periodo storico di “rinascita” di un Sud, e nello specifico di una Terra lucana lasciata arretrata e isolata nella sua povertà, istruzione da una parte dunque, e voglia di riscatto materiale e spirituale dall’altra.
E avverrà, poi, realmente questo riscatto con la partecipazione della Basilicata all’esposizione nazionale di Torino, come pure la realizzazione delle prime linee ferroviarie nonchè della stessa venuta del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Zanardelli?
Bene afferma nella prefazione Gerardo Antonio Pinto, già Dirigente tecnico Miur,: “Questa consapevolezza del passato e del suo rapporto col presente, e perché no, con il futuro, potrebbe servire anche ad innescare un processo virtuoso volto a ridurre la distanza e la frattura fra le zone più avanzate del Paese e le zone più fragili e a contrastare l’emergenza di una nuova Questione Meridionale, segnata da un maggior rischio di dispersione e povertà educativa”.
A questo punto, credo debba fermarmi sperando di aver “solleticato” quella curiosità e desiderio di rileggere con l’autore, una pagina di storia, forse non tanto distante e con delle analogie legate alla situazione odierna.
Buona lettura!
Maria De Carlo
Direttore Responsabile