“Voglio dire grazie all’intera équipe del Reparto di medicina interna dell’ospedale “San Carlo” di Potenza guidata dal Primario Nello Buccianti. Lo voglio dire con tutto il cuore per esprimere la gioia dei miei due bambini che hanno riavuto la loro mamma”.
Con queste parole commosse e cariche di pathos M.R. Pace racconta la sua “risalita” alla vita dopo il buio.
“Si parla sempre di malasanità e di come si è costretti a scegliere la fuga verso altre regioni, a volte anche con difficoltà economiche – puntualizza nel racconto telefonico la giovane mamma lucana. Voglio parlare come cittadina che ha diritto ad essere curata bene, e ci sono reparti nel nostro ospedale di alto livello professionale che prendono a cuore ciascun paziente e lo fanno anche con un carico di dedizione e di amore”. M. R. parla con emozione e quasi si rincorre nel voler fare una testimonianza e al contempo un appello alla professionalità “che deve emergere con maggiore forza in tutti i reparti perchè dobbiamo avere il diritto di curarci nel luogo dove viviamo. E io questa eccellenza – precisa – l’ho sperimentata su di me. Mi hanno accompagnata in tutto il percorso, anche dopo il mio rientro a casa”. E comincia a parlare della sua vicenda che non ha nulla a che vedere con il Covid-19. M.R. è stata dimessa dal Nosocomio del capoluogo a ridosso delle festività natalizie, è tornata tra le braccia dei suoi cari che l’avevano vista “assente” per diverse ore nell’agosto scorso. Era il giorno di San Rocco, qualche luce a festa e una bancarella nel rione omonimo del capoluogo mentre la macchina del suo papà attraversava quel tratto per portare la figlia in ospedale con i due nipotini che piangevano a squarciagola per la mamma collassata e priva di sensi: “Mamma svegliati, mamma apri gli occhi!”. La corsa al pronto soccorso prima, il trasferimento presso il Reparto di neurologia poi per 22 giorni. Ritorno a casa, tra terapie, dolori e poi di nuovo la “crisi”. Ancora la corsa in ospedale nei primi di dicembre nel Reparto di medicina.
L’attesa e la paura è grande! I due figlioletti nella letterina a Babbo Natale chiedono il ritorno a casa della loro mamma guarita. Un regalo che si è avverato e “che io debbo a questa fantastica équipe medica – sottolinea M.R. Pace – che mi ha curata con una professionalità accompagnata da grande umanità e affetto”.
Un atto dovuto, si potrebbe dire ma M.R. incalza “So quello che dico – afferma – giro spesso tra reparti e non basta dire “hanno fatto il loro dovere”. La domanda è: come è stato fatto”.
A parlare questa volta è l’informatore medico scientifico (questa la professione della giovane donna).
“Sono una cittadina lucana che pretende di essere curata nella propria regione da eccellenze mediche. Non devo andare fuori regione. Io sono la dimostrazione che c’è efficienza e alta professionalità, spesso non riconosciute a causa di pregiudizi”.
M.R. continua il suo racconto e ripensa ai suoi giorni drammatici, a come ha “toccato la morte”.
Ed è forse proprio per questo “passaggio” sperimentato in tutte le sue viscere che ha voglia di gridare a tutti e ripetere il suo grazie: “Voglio ricordare i nomi di questi professionisti che mi hanno salvata”, dice senza fare sforzi nel richiamare i nomi: il già citato primario Buccianti, poi, l’aiuto Gabriella Zaccardo e giù l’elenco dei medici: Nicoletta Mecca, Mariana Lofrano, Monica Pace, Angela Carbonella, e due specializzanti Francesco Masini e Daniela Ferrante.
E non dimentica proprio nessuno, infermieri, oss e inservienti compresi.
Insomma l’elogio è per l’intero reparto.
“Ho trovato una équipe ben formata, organizzata e coesa – spiega Pace -, un reparto che funziona. Dove tutti sanno di tutto ciò che riguarda il paziente. C’è sentimento nella cura e nell’attenzione. Ho sempre visto trattare tutti con gentilezza e con un sorriso”. E nel richiamare alcuni dettagli dell’équipe e del primario Buccianti, sembra evocare il modus operanti del maestro Ippocrate con i suoi discepoli. M.R. richiama con insistenza la bellezza di un lavoro di squadra da parte dell’équipe medica che ha avuto modo di osservare e sperimentare “per me – dice – è stata una novità meravigliosa, e forse è stata questa la forza vincente anche sulla mia malattia”.
Maria De Carlo
Direttore Responsabile