La “DIA” (Direzione Investigativa Antimafia) ha eseguito un provvedimento di prevenzione di amministrazione giudiziaria emesso dal Tribunale di Milano – Sezione Misure di Prevenzione su proposta congiunta della Direzione Distrettuale Antimafia milanese e del Direttore della D.I.A nei confronti di una società di costruzioni edili operante nel Nord Italia.
Il provvedimento, previsto dall’art. 34 del cd. “Codice Antimafia”, è un istituto preventivo finalizzato a contrastare la criminalità organizzata e neutralizzarne ogni ipotesi di profitto consentendo la bonifica dell’azienda infiltrata.
L’istruttoria è stata originata dall’attività di Polizia Giudiziaria svolta dalla “DIA” sotto l’egida della “DDA” del capoluogo lombardo che, nella scorsa estate, ha portato all’arresto di una persona di origini calabresi, gravemente indiziato di trasferimento fraudolento di beni e valori (ai sensi dell’art. 512 bis C.P.) e al sequestro di 4 complessi aziendali, a terzi fittiziamente intestati, nonchè di numerosi beni mobili strumentali, immobili e conti correnti per un valore complessivo di oltre 5,5 milioni di euro.
In concreto, gli accertamenti di carattere preventivo hanno consentito di far emergere sufficienti indizi, circa la condotta della società colpita dal provvedimento odierno poichè avrebbe agevolato l’attività di un’impresa riconducibile al citato indagato, già condannato per associazione mafiosa, sub-appaltando a quest’ultima alcuni contratti per il trasporto di inerti nell’ambito dei lavori di realizzazione della nuova piattaforma logistica ortofrutta all’interno del Comprensorio Alimentare di Milano, del valore di oltre 15 milioni di euro e che le erano stati aggiudicati nel 2020.
Le indagini hanno, inoltre, dimostrato come i relativi aspetti contrattuali del sub-appalto pari a circa 1,3 milioni di euro, venissero definiti dai vertici societari direttamente con il predetto indagato sebbene questi risultasse formalmente semplice autista dipendente dell’impresa sub-appaltatrice.
Tale condotta ha evidenziato la cosiddetta colpa di organizzazione in quanto, l’azienda sebbene si fosse dotata, almeno sulla carta, di procedure volte ad impedire il verificarsi di fenomeni criminosi nel tessuto societario, nei fatti avrebbe disatteso le regole cautelari, formalizzate nel modello organizzativo ex Decreto Legislativo n. 231/2001, posto che i vertici societari nulla avrebbero eccepito in ordine alla presenza costante quale loro interlocutore di un soggetto privo di ogni formale potere e qualifica.
Il Tribunale della prevenzione ha pertanto disposto un “tutoraggio” ad opera di due Amministratori Giudiziari, nominati dalla medesima Autorità, che per un periodo iniziale di un anno eserciteranno tutti i poteri di controllo sull’attività d’impresa al fine di eliminare le contiguità critiche rilevate.
Il compendio aziendale sottoposto a misura di prevenzione è capitalizzato per 1,5 milioni di euro e nell’ultimo periodo ha sviluppato un volume d’affari di oltre 35 milioni di euro.
Redazione