Sarà la Madonna del Carmine di Avigliano, nel potentino, in coppia con Papa Francesco a chiudere l’anno con il “Te Deum” di ringraziamento per l’anno trascorso, alle ore 17:00 nella Basilica di San Pietro a Roma, e ad inaugurare, il 1° gennaio 2023, la “56esima Giornata Mondiale della Pace“, nella Cappella papale, con la Santa Messa delle ore 10:00.
Ci piace dare la notizia in questa giornata di festività dell’Immacolata, battendo di poche ore l’annuncio ufficiale che il parroco di Avigliano, don Mimmo Lorusso comunicherà ai suoi parrocchiani e ai rappresentanti istituzionali.
La Madonna del Carmine è pregata dai bisognosi e dai semplici, e con quella stessa semplicità don Mimmo, aviglianese doc, in un incontro di qualche tempo fa con il Pontefice parlò della “sua” Madonna raccontandone prodigi e miracoli, e di come il popolo e le autorità civili l’hanno sempre invocata “in occasione di calamità naturali, carestie o eventi bellici”.
Nel racconto, anche la storia di alcuni soldati aviglianesi prigionieri in Cirenaica durante il secondo conflitto mondiale e di come pregando la Vergine del Carmine si salvarono, e in segno di grazie per il ritorno a casa contribuirono alla realizzazione della “cona” della Madonna, l’edicola lignea utilizzata per il trasporto a spalla della statua durante le processioni.
Ed ecco, allora, farsi strada la storia di un piccolo popolo, quello aviglianese, e della sua devozione alla Vergine del Carmelo, che diventa goccia che forma cerchi concentrici abbracciando una comunità più vasta per invocare, nel giorno della “Giornata Mondiale della Pace”, la Madonna del Carmine di Avigliano e chiedere la fine dei conflitti in atto e il miracolo di una nuova era di pace.
E così, senza troppi indugi don Mimmo, pieno di entusiasmo, ufficializza la richiesta all’ufficio delle celebrazioni del Santo Padre ricevendo la conferma di organizzare il viaggio, verso Roma, della Madonna del Carmine.
Un’immagine nota, ovunque, anche per la sua preziosità, una statua lignea di scuola napoletana del 1696, di una bellezza e semplicità di Maria dal vestito rosso e mantello blu con bordo dorato e del suo bambino in tunica verde con bordo dorato, con tanto di corone in alpaca.
La gioia mista a commozione è tanta per don Mimmo, che per ora, insieme alla comunità aviglianese, si prepara alla celebrazione del prossimo 16 dicembre, con la processione, per le vie della cittadina lucana, per ricordare la mano protettrice della Vergine durante il terremoto nello stesso giorno del 1857 radendo al suolo interi Paesi, lasciando indenne Avigliano.
Una tradizione-devozione che da allora si ripete ogni anno.
Questo forte legame, in modo particolare tra gli aviglianesi e la Madonna del Carmine, trova le sue origini in una devozione che è accresciuta nel XVII secolo, con l’evento del terremoto dell’8 settembre del 1694, tra Campania e Basilicata con 4.820 morti, che distrusse completamente 14 paesi e danneggiò altri 18 centri, mentre ad Avigliano la popolazione gridò al miracolo della Madonna perchè non ci furono morti ma solo lievi danni alle abitazioni.
Di qui, il voto per la costruzione sulla Montagnola, a Monte, oltre i 1.200 metri, a circa 9 chilometri dal paese.
Un culto, quello alla Vergine del Monte Carmelo ratificato nel 1696 con la proclamazione a Patrona di Avigliano.
Una volontà espressa da parte del popolo e delle autorità civili convinti tutti dell’intervento salvifico “in occasione di calamità naturali, carestie o eventi bellici, ma anche nei minuti episodi dell’esistenza quotidiana”.
L’iter si concluse, stabilendo il 16 luglio, giorno della processione al Monte Carmine per ridiscendere, poi, a valle, nella Basilica Pontificia Santa Maria del Carmine, la seconda domenica di settembre.
Tradizione tutt’ora viva.
Sono tanti i miracoli documentati e testimoniati dagli ex voto e relative offerte che, poi, portarono alla realizzazione del pergamo della chiesa madre di Avigliano, l’attuale Basilica pontificia minore, da parte di un gruppo di aviglianesi emigrati in America, scampati miracolosamente a una tempesta al largo di Gibilterra nel maggio 1883, una lapide inserita nel pergamo ne tramanda il ricorso, oltre al già citato miracolo dei soldati.
Quello che ci auguriamo, rispettando il credo, la devozione e la fede di ogni singola persona e comunità, è che l’umanità possa riflettere seriamente sull’inutilità di ogni guerra, come Papa Francesco sta quotidianamente richiamando, per cercare attraverso il dialogo l’autentica via della Pace.
Maria De Carlo
Direttore Responsabile