La Direzione Investigativa Antimafia, articolazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, nei scorsi, ha dato esecuzione a un provvedimento di sequestro di beni emesso dal Tribunale di Caltanissetta – Sezione Misure di Prevenzione su proposta del Direttore della DIA, nei confronti di un imprenditore di Gela, appartenente a “Cosa Nostra”
Dagli atti del procedimento penale e dalle dichiarazioni rilasciate da diversi collaboratori di giustizia è emerso che l’indagato avrebbe messo a disposizione dell’associazione mafiosa telefoni cellulari e schede telefoniche intestate ad incensurati totalmente estranei a contesti criminali, per eludere le indagini delle forze di Polizia e di consentire ai criminali di perseguire le finalità dell’organizzazione.
La vicenda giudiziaria che ha interessato l’uomo e le numerose frequentazioni con esponenti di spicco della criminalità organizzata gelese hanno richiamato, nel testo del provvedimento ablatorio emesso dal Tribunale nisseno, le caratteristiche e gli schemi comportamentali propri “dell’imprenditore colluso”.
Tali rilevanti aspetti erano stati vagliati in passato anche dal Gruppo Interforze Antimafia (G.I.A), le cui conclusioni avevano portato all’adozione di una Interdittiva Antimafia.
Gli accertamenti condotti dagli investigatori hanno messo in evidenza anche l’anomalo incremento di ricchezza dell’imprenditore, rispetto alla dichiarata posizione reddituale, risultata sproporzionata in rapporto al consistente patrimonio finanziario ed immobiliare da lui accumulato negli ultimi decenni.
Il sequestro, per un valore stimato pari a circa 2 milioni di euro, ha interessato 1 società e il relativo compendio aziendale di beni, 3 quote societarie di partecipazione, 14 immobili, oltre a svariati rapporti bancari.
Redazione