CRONACA – AREZZO, TRUFFA AI DANNI DI IMPRENDITORI ORAFI. DUE PERSONE DENUNCIATE DALLA GDF – I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Arezzo, al termine di un’articolata indagine condotta per il reato di truffa aggravata, hanno individuato due persone di una società aretina, operante nel commercio di bigiotteria. Si tratta di un’attività investigativa, diretta e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il locale Tribunale, caratterizzata dall’esecuzione di serrati accertamenti, che hanno permesso di acquisire fondati elementi circa l’esistenza di un grave sistema truffaldino, che si è consumato lo scorso mese di marzo, a carico di commercianti orafi di stanza negli Stati Uniti ed in Giordania. Gli accertamenti traggono origine dalla denuncia-querela sporta da un imprenditore, legale rappresentante di una società araba di intermediazione di livello internazionale, a cui sono stati venduti oggetti non rispondenti alle effettive caratteristiche contrattualizzate con il fornitore. Infatti, la compravendita ha riguardato la cessione monìli di ottone placcati in oro, in luogo di semilavorati/oreficeria di metallo prezioso di 14 carati, previsti dagli accordi negoziali. Ingente il danno patìto dalla vittima che, a seguito del raggìro subìto, ha corrisposto oltre 300mila euro, per oggetti di ben più basso valore commerciale. I protagonisti di tale vicenda, deferiti alla locale Autorità Giudiziaria, sono due della provincia di Arezzo, di cui uno, reale dominus del sistema fraudolento, è già noto alle cronache giudiziarie, capace di ideare e realizzare gli artifizi e raggiri posti alla base delle condotte illecite. La tempestività dell’intervento dell’Autorità Giudiziaria e delle Fiamme Gialle ha permesso di acquisire ed analizzare documentazione di interesse probatorio, localizzare e sequestrare i beni oggetto della truffa, proprio all’atto della spedizione, e di sottoporre a sequestro preventivo d’urgenza parte del denaro provento del reato già incamerato dagli indagati, per un ammontare di circa 135mila euro. Il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Arezzo ha, poi, confermato i provvedimenti cautelari emessi dal Pubblico Ministero titolare dell’indagine. CAGLIARI, SCOPERTO DALLA GDF DANNO ERARIALE PER OLTRE 3,5 MILIONI DI EURO. SEGNALATI ALLA CORTE DEI CONTI DUE DIRIGENTI PUBBLICI. Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Cagliari, sotto la direzione della Procura Regionale della Corte dei Conti presso la Sezione Giurisdizionale per la Sardegna, ha concluso un’indagine di Polizia Erariale, che ha condotto alla scoperta di un potenziale danno alla finanza pubblica di oltre 3,5 milioni di euro. Le indagini, le cui origini vanno individuate in pieno periodo “Covid“, all’epoca della realizzazione di apposita campagna di vaccinazione su vasta scala, si sono rivelate articolate e laboriose ed hanno riguardato l’analisi di copiosa documentazione riguardante l’acquisto di tamponi antigenici rapidi per la ricerca dell’antigene qualitativo del virus “Sars–Cov2“. Lo scopo che si prefiggeva il citato testing di massa promosso dalla Regione Sardegna, era quello di monitorare la popolazione sarda durante la seconda ondata pandemica da “Covid–19” al fine di individuare e tracciare tempestivamente il cd. “paziente zero”, limitare quanto più possibile i contagi e la diffusione del virus, soprattutto tra i pazienti fragili e ad alto rischio di mortalità, e decongestionare il sistema sanitario regionale. Gli approfondimenti condotti dagli uomini delle Fiamme Gialle, con il coordinamento della Procura Regionale, hanno consentito di accertare che un’Azienda sanitaria regionale aveva acquistato complessivamente 2.201.200 tamponi rapidi, di questi, 1.306.000 del tipo cromatografici a lettura ottica da una società con sede nel nord Italia, che aveva offerto gli approvvigionamenti richiesti nel più breve periodo, sebbene si fosse classificata al quinto posto nell’ambito di una gara d’appalto d’urgenza sovraregionale espletata dalla società di committenza della Regione Piemonte ed a cui aveva aderito la Regione Sardegna. Dagli accertamenti è emerso che tale affidamento era avvenuto ancor prima dell’ufficializzazione dell’iniziativa sanitaria e senza un preventivo studio e pianificazione degli approvvigionamenti necessari per l’esecuzione del testing di massa. Questa circostanza avrebbe determinato un maggior esborso di risorse finanziarie visto che il costo unitario sostenuto dall’Azienda Sanitaria Regionale per l’acquisto dei suddetti 1.306.000 tamponi era stato pari a 2,45 euro contro 1,29 euro offerto dalla prima classificata. In oltre, al termine dell’intera campagna, il quantitativo acquistato è risultato sovradimensionato rispetto alle reali necessità, visto che sono stati utilizzati complessivamente soltanto 338.155 dispositivi medici e che, a tutt’oggi, 753mila tamponi risultano giacenti e non più dispensabili in quanto scaduti. RAVENNA, SEQUESTRATE DALLA GDF CRYPTOVALUTE PER UN CONTROVALORE DI OLTRE 1,3 MILIONI DI EURO AD UN TRADER FAENTINO. I militari della Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ravenna e del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma, su delega della Procura della Repubblica di Ravenna, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza di cryptovalute per un valore di oltre 1,3 milioni di euro nei confronti di un cittadino faentino che, negli anni 2020 e 2021, in pieno periodo pandemico, operando trading online sui mercati delle diverse valute virtuali, ha maturato plusvalenze per oltre 5 milioni di euro senza presentare alcuna dichiarazione fiscale e in violazione degli obblighi normativi in tema di monitoraggio fiscale. L’odierno risultato è il frutto di una sinergica collaborazione tra il citato Nucleo Speciale – Reparto con competenza operativa e di supporto nazionale nelle attività di Digital Forensics, di ricerca, prevenzione e contrasto degli illeciti perpetrati sfruttando i mezzi tecnologici e informatici in tutti i segmenti strategici presidiati dal Corpo, con particolare riguardo ai virtual asset, all’analisi della blockchain e delle transazioni sospette correlate a rischi fiscali, di riciclaggio e di truffe nel trading online e il Nucleo P.E.F. di Ravenna, competente territorialmente per gli approfondimenti tributari da eseguirsi sull’investigato. L’indagine ha preso, infatti, avvio da una segnalazione del Nucleo Speciale che, analizzando i maggiori trader italiani in valute virtuali, ha individuato un wallet con cui erano state movimentate ingenti quantità di bitcoin, identificandone il soggetto possessore in un quarantenne faentino. I successivi approfondimenti investigativi posti in essere dal Nucleo P.E.F. di Ravenna, basati anche su dati e notizie acquisiti mediante l’utilizzo dei poteri conferiti al Corpo in materia tributaria ed economico-finanziaria, hanno consentito di ricostruire analiticamente le numerosissime movimentazioni telematiche effettuate dal soggetto investigato e le ingenti plusvalenze maturate grazie all’intensa attività di trading online riscontrata. Atteso che queste, per entrambe le annualità considerate, superavano le soglie di rilevanza penale, il trader veniva quindi denunciato alla locale Autorità Giudiziaria per il reato di omessa dichiarazione fiscale. Al fine di acquisire ogni utile fonte di prova e di cautelare eventuali crypto asset detenuti in wallet dall’indagato, l’Autorità Giudiziaria ha disposto l’esecuzione di una perquisizione locale con contestuale sequestro preventivo in via d’urgenza di eventuali cryptovalute fino all’importo di 1,3 milioni di euro, pari alle imposte non dichiarate e non versate all’erario. RIMINI, SEQUESTRATO DALLA GDF UNO YACHT A VELA PER VIOLAZIONI ALLA NORMATIVA DOGANALE. È stata conclusa dai finanzieri della Sezione Operativa Navale di Marina di Ravenna, unitamente ai funzionari dell’Ufficio delle Dogane e Monopoli di Ravenna, un’attività ispettiva volta a verificare il rispetto della normativa doganale sull’importazione di beni provenienti da Paesi extra UE. All’esito degli accertamenti eseguiti, è stata individuata una barca a vela di 14 mt. battente bandiera degli Stati Uniti d’America, stabilmente ormeggiata presso il porto turistico di Ravenna e di proprietà di un cittadino italiano residente in Italia, il quale si è reso responsabile di aver introdotto l’imbarcazione estera senza aver assolto all’obbligazione della dichiarazione in dogana, come previsto dalla normativa vigente, in evasione dei diritti doganali di confine ed IVA corrispondente. Pertanto l’imbarcazione è stata sottoposta a sequestro mentre, a seguito di specifica perizia disposta dall’Ufficio delle Dogane di Ravenna, essendo stato stimato un valore attuale di circa 90mila euro, è stato accertato il totale dei diritti doganali gravanti pari a circa 19mila euro, corrispondente all’importo previsto per l’I.V.A. all’importazione (22%) ed irrogata la sanzione che prevede il pagamento da 2 a 10 volte il tributo evaso. L’intervento congiunto dei finanzieri del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Rimini, in cui è inquadrato il Reparto operante, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Ravenna ha confermato una efficace azione sinergica a tutela dei presidi economici dello Stato e dell’Unione Europea. ANCONA, CONFISCATI DALLA GDF BENI PER UN VALORE DI OLTRE 200MILA EURO. Il Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Ancona, su disposizione della Procura Generale di Perugia, ha dato esecuzione ad un provvedimento di confisca nei confronti di un cittadino nativo di Ancona, condannato nel 2013 con sentenza dalla Corte di Appello di Perugia per detenzione ai fini di spaccio di 2,5 chili di stupefacente tra cocaina e hashish. La confisca eseguita è l’epilogo di una complessa attività investigativa condotta dai militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del capoluogo marchigiano in collaborazione con il personale dell’aliquota della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Perugia in servizio presso l’U.P.P.G. (Ufficio del Processo del Procuratore Generale), che, sin dalla costituzione in seno alla Procura Generale di Perugia, effettua un minuzioso screening delle sentenze passate in giudicato emesse dalla Corte d’Appello di Perugia, allo scopo di verificare se i condannati abbiano acquisito beni patrimoniali di cui non possono giustificare la provenienza e/o di valore sproporzionato rispetto al proprio reddito. Nel caso in esame gli accertamenti di natura patrimoniale hanno fatto emergere che la persona in questione, negli anni riferibili ai fatti-reato di cui alla sentenza di condanna, aveva movimentato sui propri conti correnti circa 450mila euro, utilizzati anche per l’acquisto di un immobile, a fronte di un reddito dichiarato da lavoro dipendente che oscillava tra i 10 e i 20mila euro annui. Lo scompenso tra il valore dei beni entrati nella disponibilità del condannato e il reddito dichiarato, ha permesso di documentare il requisito della sproporzione, fondamentale per l’applicazione della confisca. Dall’indagine della Fiamme Gialle era emerso, inoltre, che il condannato si avvaleva di un pensionato, anch’egli marchigiano, per farsi custodire nel suo terreno la droga da immettere nel mercato illecito, sperando così di non destare i sospetti degli investigatori. In base agli elementi di natura economico-patrimoniale raccolti la Sezione Penale della Corte di Appello di Perugia, condividendo totalmente l’impianto accusatorio della Procura Generale, aveva disposto il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca dell’intero patrimonio immobiliare, costituito da una villetta nella provincia di Ancona del valore di oltre 200mila euro, che l’uomo aveva acquistato, ed intestato fittiziamente anche alla moglie in virtù del vigente regime di comunione legale, con proventi ritenuti illecitamente accumulati grazie al traffico di sostanze stupefacenti. Il ricorso in Cassazione aveva annullato l’ordinanza della Corte d’Appello impugnata. A segnalarlo è il Comando Generale della Guardia di Finanza.
ROMA, FURTI AI TAVOLINI DEI BAR E BORSEGGI, I CARABINIERI ARRESTANO 11 PERSONE. Nel corso di mirati servizi volti a contrastare i reati predatori che spesso vedono i turisti in visita nella Capitale, vittime di spiacevoli episodi che ledono l’immagine di Roma nel mondo, i Carabinieri del Gruppo di Roma hanno messo in campo numerose pattuglie che in pochi giorni hanno consentito di arrestare undici persone per furto. In viale Gobetti, i Carabinieri della Stazione di Roma Prenestina hanno arrestato un cittadino della Georgia, di 27 anni, gravemente indiziato di avere asportato il telefono cellulare dalle mani di una donna molisana in visita a Roma. Il telefono è stato recuperato e riconsegnato alla vittima mentre l’uomo è stato trattenuto in caserma. In via Piazza Metronia, invece, i Carabinieri del Nucleo Radiomobile hanno arrestato un cittadino cubano di 37 anni, visto uscire da un ristorante con due borse di proprietà di due turiste. Dopo essersene accorte le due donne hanno dato l’allarme al “112” ed è nato un inseguimento. Poco dopo è intervenuta un’autoradio dei Carabinieri del Nucleo Radiomobile che ha bloccato è arrestato il fuggitivo. Le due borse sono state recuperate e restituite. Altre 4 persone sono state arrestate dai Carabinieri della Stazione di Roma San Lorenzo in Lucina perchè gravemente indiziate di aver derubato la borsa ad una turista irlandese. Si tratta di un uomo di 47 anni e di tre donne di 26, 27 e 31 anni, tutti cubani, che i Carabinieri hanno sorpreso all’esterno di un bar di via del Tritone, trovate in possesso di una borsa con denaro ed effetti personali della turista derubata. Due donne di 22 e 21 anni, nomadi, gravemente indiziate di aver derubato il portafogli ad una turista inglese, sono state arrestate dai Carabinieri della Stazione di Roma Monte Mario. Con la tecnica dell’accerchiamento, nei pressi della banchina della metro linea A, le due, con la complicità di una minore non imputabile, sono state notate asportare il portafogli dalla tasca della turista, venendo fermate dai Carabinieri prima che potessero darsi alla fuga. La refurtiva è stata subito restituita alla vittima. Sempre all’interno della metro A, presso la fermata “Barberini”, i Carabinieri della Stazione di Roma Viale Eritrea hanno arrestato una ragazza di 23 anni, dell’ex Jugoslavia, per furto. La donna è stata notata impossessarsi con destrezza di un portafoglio ai danni di una turista portoghese, venendo tempestivamente bloccata a seguito dell’intervento dei Carabinieri. La refurtiva è stata subito restituita. Anche i Carabinieri della Stazione di Roma Madonna del Riposo hanno arrestato in flagranza di reato due donne nomadi di 19 e 25 anni che a bordo del convoglio metropolitano linea A, tra le fermate Ottaviano e Lepanto, sono state bloccate subito dopo aver asportato il portafogli a un turista indiano. Anche in questo caso la refurtiva è stata recuperata e restituita. In tutti i casi sopra citati, le vittime hanno presentato regolare denuncia querela. Tutti gli arresti sono stati convalidati. Ad informarlo è il Comando Provinciale CC di Roma.
METEO In Italia, come segnalato da “3B Meteo“, per la giornata di domani, cielo irregolarmente nuvoloso per velature in transito su Liguria e in Val Padana, locale instabilità pomeridiana sulle Alpi occidentali con isolati temporali. Tempo stabile e ben soleggiato o al più velato con isolate nubi pomeridiane in Appennino. Cielo sereno o poco nuvoloso, con isolati addensamenti in Appennino e velature. Temperature in aumento, massime tra i 30 e 36 gradi, fino ai 40 in Sardegna.
Rocco Becce
Direttore Editoriale