I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani e personale della Direzione Investigativa Antimafia, articolazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo presso il Tribunale di Palermo, in esecuzione di un provvedimento di aggravamento della misura cautelare emesso dal Tribunale di Trapani, hanno arrestato un pregiudicato mafioso trapanese, già condannato due volte in via definitiva per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p..
L’uomo è anche imputato, sempre per associazione mafiosa con il ruolo di promotore, in un processo in corso ed è stato già condannato, in primo grado, ad oltre 20 anni di reclusione.
Il presunto boss mafioso era sottoposto alla custodia cautelare degli arresti domiciliari per sottoporsi ad alcune cure mediche, ma aveva il divieto di comunicare con persone diverse dai familiari conviventi.
Proprio in ragione delle condizioni di salute, il Tribunale di Trapani aveva autorizzato l’imputato a lasciare il domicilio senza scorta, con l’espressa indicazione di percorrere la via più breve per il luogo da raggiungere, senza effettuare soste intermedie, e di comunicare alle autorità addette ai controlli, gli orari dei propri spostamenti.
I Carabinieri e il personale della “DIA“, coordinati dalla “DDA” di Palermo, non hanno mai smesso di monitorare i suoi movimenti.
Dal dicembre 2021 allo scorso aprile, gli investigatori hanno accertato ben 30 presunte violazioni delle prescrizioni imposte, documentate con fotografie in vari esercizi pubblici di Erice, Trapani e Paceco, tanto di giorno che di sera.
Secondo gli inquirenti, come informato in redazione, l’imputato si sarebbe intrattenuto con individui estranei al suo nucleo familiare e con persone con precedenti di Polizia.
Gli incontri non autorizzati sarebbero avvenuti anche con modalità riservate, ad esempio nel retrobottega di un bar.
Sulla base degli accertamenti condotti, il Tribunale di Trapani – Sez. Penale e Misure di Prevenzione, nei giorni scorsi, ha disposto la custodia cautelare in carcere.
Redazione