Dopo ben 13 anni, in Basilicata, a Potenza, dalle ore 8:30 di oggi, giovedì 24 agosto, è stata riaperta al culto, la chiesa della S.S. Trinità, nel cui sottotetto erano stati trovati i resti del corpo della 16enne Elisa Claps, scomparsa da 17 anni prima, il 12 settembre del 1993 ed ora sepolta nel cimitero di Borgo San Rocco.
La decisione, di riaprire il luogo sacro, inizialmente, e per un congruo tempo, ogni giorno, dalle ore 8:30 alle ore 12:00 e dalle ore 17:00 alle ore 20:00, come informato oggi dall’Arcidiocesi di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo, nell’ambito di una ristrutturazione in chiave pastorale, era stata annunciata lo scorso anno dal vescovo della città, Salvatore Ligorio, causando molte critiche da parte della famiglia Claps, secondo cui le autorità ecclesiastiche locali non avrebbero fatto quasi nulla, per spiegarne il ritrovamento dei resti, avvenuto in circostanze poco chiare.
Per la morte della potentina, fu condannato a 30 anni di reclusione il giovane di Potenza, Danilo Restivo, oggi 50enne, ma solo dopo il ritrovamento del cadavere nel 2010 e mentre stava già scontando una pena di 40 anni in Inghilterra per un altro omicidio, quello di Heather Barnett, sua vicina di casa, dopo il suo trasferimento all’estero.
Dal 2010, il santuario, situato, in pieno centro storico cittadino, nella centralissima via Pretoria, al civico 123, era rimasto chiuso, per i primi due anni sotto sequestro e, poi, per lavori di restauro.
Insomma, una storia davvero con molti lati oscuri che ha messo contro, soprattutto sui social network, diventati luoghi solo di scontro, anche gli stessi cittadini, a nemmeno tre settimane dal 30esimo anniversario della scomparsa di Elisa.
Rocco Becce
Direttore Editoriale