Dopo un iter lunghissimo, finalmente il Senato ha approvato in via definitiva con 205 sì e 2 astenuti la legge per la valorizzazione dei piccoli comuni, che ha come primo firmatario il presidente della Commissione Ambiente, Ermete Realacci e l’approvazione di questa legge interseca un momento storico cruciale per l’Italia e la Basilicata, in cui lo spopolamento e l’impoverimento di vaste aree ha assunto caratteri strutturali – commenta in una nota stampa, Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente regionale – una legge che può rappresentare un elemento di rinascita per i tanti piccoli centri del disagio insediativo, fornendo a queste comunità gli strumenti per migliorarne la qualità della vita dei cittadini e generare competitività”.
“I dati demografici – continua Lanorte – ci dicono di un inesorabile declino prima di tutto socio-demografico e poi anche economico di tanti, troppi territori della nostra Regione, un fenomeno mette a rischio la sopravvivenza sociale ed ambientale di aree, quelle interne e montane, sulle quali si dovrebbe puntare per il rilancio di uno sviluppo locale durevole e nelle quali, paradossalmente, i programmi di sviluppo economico rischiano di risultare vani per la mancanza di risorse umane in grado di metterli in pratica, una grande emergenza”.
“La Basilicata dal 2000 ad oggi ha perso oltre 30mila abitanti, perdita dovuta sia a saldo naturale negativo che a fenomeni migratori che ogni giorno mediamente la regione perde 5 abitanti ed è proprio la deriva demografica – prosegue Lanorte – è la cartina al tornasole di un sistema socio-economico al collasso, le cui conseguenze sono evidenti e si traducono prima di tutto nell’invecchiamento della popolazione: vanno via giovani, rientrano anziani pensionati con la conseguenza che aumentano i costi assistenziali, inoltre la consistenza della popolazione in molti centri non consente di organizzare dimensioni minime per molti servizi, la scuola su tutti, scompaiono gli artigiani che nel passato assicuravano prestazioni essenziali, vengono abbandonati i territori rurali con aumento dei fenomeni di degrado ambientale, gli impianti pubblici, scuole, impianti sportivi e uffici postali sono poco utilizzati per mancanza di utenza e, quindi, difficoltà di gestione degli stessi, c’è impoverimento della vita culturale e in genere della vitalità dei luoghi, una situazione che comporta effetti dirompenti sull’economia e sulla qualità della vita”
“Tuttavia, paradossalmente, – sostiene ancora Lanorte – vasta parte della classe dirigente di questa regione, sembra sottovalutarne la gravità della situazione, continuando a perseguirne le note e deleterie strade della democrazia del consenso, che finora hanno prodotto grande impiego di spesa pubblica senza reali ricadute sul territorio, per di più, tale stato di cose, sembra essere vissuto anche dalla società civile, come un destino ineluttabile a cui non esiste alternativa, invece noi pensiamo che sia giunto il momento in cui la Basilicata debba invertire questa tendenza, recuperando l’enorme potenziale rappresentato dalle specificità del territorio, vera forza economica e le misure previste dalla legge sui piccoli comuni, per cui Legambiente si batte dal 2001 insieme a tanti sindaci, comunità e organizzazioni, possano consentirne di creare le condizioni per costruire e mettere in campo strategie concrete per ridurre diseguaglianze sociali ed economiche”.
“La legge prevede misure per favorirne il turismo di qualità e la promozione dell’agroalimentare a filiera corta, ma anche la diffusione della banda larga, una dotazione dei servizi più razionale ed efficiente, la manutenzione del territorio con priorità alla tutela dell’ambiente, la messa in sicurezza di strade e scuole e la messa in sicurezza e l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico, ma c’è bisogno però – prosegue Lanorte – di imporre questi temi nell’agenda politica della Basilicata e per raggiungerne tale obiettivo è necessario fare massa critica tra quei soggetti che si rendono conto che un reale cambiamento nelle scelte economiche di questa regione, così come una netta inversione di tendenza nelle regole e nell’organizzazione dei livelli istituzionali, sia non solo auspicabile, ma necessario per evitarne la deriva verso la desertificazione sociale ed economica”.
“Per colmare la distanza necessaria a recuperarne il disagio insediativo e produttivo servono, quindi, serie politiche di riequilibrio territoriale in grado di coniugare qualità e innovazione, creatività e bellezza, producendo lavoro e reddito, senza tacere però che tali implementazioni produttive necessitano di risorse umane e pertanto – conclude Lanorte – non può assolutamente essere elusa una riflessione rigorosa, razionale e non emotiva sul contributo dei migranti nell’equilibrio demografico e nella lotta all’invecchiamento”.
A seguire, pubblichiamo integralmente una dichiarazione sull’approvazione definitiva della legge in questione, inviata oggi, in redazione, dall’ex parlamentare Giuseppe Molinari.
“È diventata legge dello stato la proposta di legge concernente “misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5mila abitanti e dei territori montani e rurali.
Saluto il voto del Senato con soddisfazione e con sentimenti di orgoglio e al tempo stesso di rammarico, sono trascorsi 16 anni da quando, da deputato del collegio di Potenza, con il collega Ermete Realacci presentammo la prima proposta di legge in questa materia.
Ermete Realacci era presidente nazionale uscente di “Legambiente” e avviammo questo lavoro legislativo ma sopratutto culturale finalizzato a salvaguardare il patrimonio costituito dai piccoli comuni.
Un grande sostegno venne dal compianto Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e dalla campagna, messa in campo da Maurizio Costanzo e da il “Corriere della Sera”, con “Piccola Grande Italia”.
Con il voto del Senato, arriviamo oggi, forse, con troppo ritardo ad intervenire su un territorio vastissimo, che interessa due terzi del nostro Paese.
Su 8mila comuni, poco meno di 6mila, sono al di sotto dei 5mila abitanti, eppure in questi comuni risiede solo il 15% della popolazione e in Basilicata su 131 comuni ben 101 sono sotto i 5mila abitanti, dove risiede meno di 1/3 della popolazione.
Monsignor Salvatore Ligorio, che all’epoca guidava la Diocesi di Tricarico, mi inviò, una bellissima lettera in cui evidenziava le criticità dei comuni della collina Materana con un ridimensionamento continuo e costante dei servizi.
Purtroppo, la crisi economica ha accentuato ulteriormente le criticità in questi territori, con scuola, sanità, servizi, poste, persino fare la spesa e rifornimento alla propria auto sono davvero un problema.
L’anno scolastico si è aperto con altri 4mila studenti in meno e il futuro della Basilicata cammina sulle gambe di poco più di 10mila bambini compresi tra i 3 e i 5 anni di età e le pluriclassi sono una costante nei piccoli centri.
L’auspicio è che l’approvazione di questa legge, dia un impulso anche al dibattito pubblico regionale, che lo faccia uscire dalle secche in cui versa.
L’ANCI anche attraverso il buon lavoro della responsabile dei piccoli comuni, Felicetta Lorenzo, sindaco di Rapone, ha posto la questione demografica come vera emergenza.
Declinare in maniera tempestiva le misure previste e implementarle con supporti che raccolgano la specificità della nostra dimensione deve diventare una priorità, nei nostri piccoli centri c’è la storia e l’identità della comunità Lucana.
L’estate è ormai passata e si apprestano a giungere i mesi in cui è davvero difficile viverci e l’obiettivo e la sfida vera deve essere quella di far tornare a vivere questi piccoli centri 12 mesi su 12″.
La corrispondente Marianna Di Ciancia