Ennesima operazione portata a termine nelle ultime ore, in Sicilia, dalla “DIA” (Direzione Investigativa Antimafia).
Circa 7 milioni di euro di beni sono stati sottoposti a sequestro e, poi, alla confisca, ad un imprenditore di Naso, in provincia di Messina.
Le complesse indagini, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina-DDA che hanno portato prima al sequestro e, poi, alla confisca del patrimonio illecitamente accumulato del valore di 6.800.000 euro, nei confronti di un noto imprenditore siciliano.
A fine settembre si è concluso l’iter processuale con sentenza della Corte di Cassazione che prevede la confisca definitiva e l’acquisizione tra i beni dello Stato del citato patrimonio.
La confisca, oltre ad un consistente patrimonio finanziario ed immobiliare, dislocato nella provincia di Messina, tra Capo d’Orlando, Naso, Brolo e Sant’Agata di Militello, comprende anche il 50% di una società, quote e compendio aziendale, tuttora operativa nel settore della macellazione e commercializzazione di pellame, con un volume d’affari al momento del sequestro di circa 5 milioni di euro, nonchè il 20% di un fondo consortile, anch’esso operante nello stesso settore commerciale.
Il provvedimento della Suprema Corte conferma l’importanza dell’attività preventiva condotta dalla DIA a carico di persone ritenute socialmente pericolose che, attraverso condotte illecite, operavano a scapito degli imprenditori onesti e della leale concorrenza del libero mercato.
L’uomo, colpito dal provvedimento, che nel tempo risulta aver intrattenuto rapporti con esponenti di spicco dei sodalizi mafiosi dei “tortoriciani”, già nel 2005 era stato condannato con sentenza della Corte di Appello di Messina per fatti di usura che hanno riguardato un funzionario di banca il quale, nel tentativo di ripianare la situazione debitoria creata a carico del proprio istituto di credito, si rivolgeva a diverse persone, tra cui anche l’indagato, per ottenere prestiti rilevatisi, poi, di natura usuraria.
Redazione