All’alba di oggi, giovedì 26 gennaio, in Italia, da Nord a Sud, operazione contro la “ndrangheta” della Polizia di Stato.
A Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Palermo, Avellino, Benevento, Parma, Milano, Cuneo, L’Aquila, Spoleto e Civitavecchia, investigatori della Polizia di Stato hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari disposte a carico di 56 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, sequestro di persona, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con violenza e minaccia e traffico di influenze illecite, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, oltre che di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione ed al riciclaggio di macchine agricole, aggravate dalla transnazionalità e dall’agevolazione mafiosa.
L’operazione, coordinata dalla Procura distrettuale di Catanzaro e condotta dalla Prima Divisione del Servizio Centrale Operativo e dalle Squadre Mobili di Vibo Valentia e Catanzaro, ha visto impegnati circa 300 uomini, con l’impiego diretto di personale del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, delle Sezioni Investigative (S.I.S.C.O.) di Catanzaro, Roma, Napoli, Salerno, Potenza, Bari, Catania, Messina, Lecce e Bologna e delle Squadre Mobili di Reggio Calabria, Cosenza, Crotone, Parma, Avellino, Benevento, Cuneo e Latina, oltre ad equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine, unità cinofile, antiesplosivo, antidroga e pg-op, aliquote specializzate della Polizia Scientifica e del Reparto Volo di Reggio Calabria.
Nel contesto, è stata data esecuzione al sequestro preventivo di beni mobili ed immobili del valore di oltre 250 milioni di euro.
L’inchiesta ha riscontrato la piena operatività delle articolazioni di ‘ndrangheta egemoni sulla “Costa degli Dei” e federate all’organizzazione mafiosa dei “Mancuso”, delineando le strategie che, ad oggi, mantengono ancora in equilibrio il sistema criminale, in grado di gestire aderenze ed entrature a vari livelli.
Le indagini hanno consentito di focalizzare, in particolare, l’operatività della ‘ndrina “La Rosa“, attiva a Tropea, documentando il pervasivo controllo del territorio e la consolidata prassi estorsiva avviata dal gruppo in danno di strutture ricettive e di cantieri di edilizia pubblica e privata.
A tal riguardo, le attività hanno cristallizzato la filiera comunicativa ed economica che ha consentito al sodalizio di consolidare la propria posizione all’interno dell’organigramma criminale, documentando la consegna di pizzini e di denaro contante destinato al “Crimine“, vertice dell’organizzazione ‘ndranghetista vibonese.
Le indagini hanno evidenziato l’opera di infiltrazione negli asset imprenditoriali grazie alla predisposizione di una clausola contrattuale appositamente ideata allo scopo di dissimulare il versamento di tangenti, ovvero con il progressivo subentro nella fornitura di beni e servizi.
Le investigazioni hanno fatto emergere anche il ruolo di una serie di intermediari preposti a garantire l’accreditamento dell’investimento estero presso i vertici della criminalità organizzata, incentivando l’attuazione del progetto, grazie ad una serie di aderenze con persone vicine al management del Dipartimento Turismo della Regione Calabria, allo scopo di favorirne l’aggiudicazione di fondi pubblici.
Inoltre, è stata documentata l’esistenza di un articolato sodalizio dedito al traffico internazionale di mezzi d’opera asportati in Italia e destinati all’estero, in particolare Malta e Romania, evidenziando la capacità dei vertici dell’associazione mafiosa di imporre la restituzione dei veicoli asportati in danno di imprenditori “protetti”, così, consolidando forme di contiguità e consenso in capo alle vittime dei furti.
Tutti i dettagli di quanto avvenuto, sono stati forniti durante una conferenza stampa che si è tenuta, presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, alle ore 11:00, alla presenza del Procuratore Capo, dott. Nicola Gratteri e del Direttore Centrale Anticrimine, Prefetto dott. Francesco Messina.
Rocco Becce
Direttore Editoriale