Per l’omicidio di Natale Naser Bahtijari, avvenuto nella notte tra il 22 e il 23 febbraio, in Puglia, a Manduria, nei giorni scorsi, la Polizia di Stato ha tratto in arresto i tre presunti responsabili.
Si tratta dei 23enni D.S. e D.P.D. e del 20enne D.V.
Sin dal rinvenimento del corpo senza vita del giovane, gli investigatori della locale Squadra Mobile, coordinati dalla Procura Distrettuale di Lecce in stretto raccordo con la Procura della Repubblica di Taranto, hanno concentrato la propria attenzione sui tre manduriani, già oggetto di indagini per traffico di sostanza stupefacente, ottenendo, sin da subito, importanti riscontri a questa ipotesi.
Una volta dato un nome al corpo senza vita, rinvenuto in agro di Manduria, si è potuto ritenere che la giovane vittima fosse fratello di una persona dal quale, i tre indagati, nei giorni precedenti, avrebbero acquistato della cocaina e che, quindi, quella stessa sera, su incarico del fratello, si fosse portato a Manduria, accompagnato da due amiche, proprio per incassarne il pagamento.
L’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza pubblici e privati acquisite subito dopo il fatto di grave cronaca, ha consentito, agli investigatori, di raccogliere elementi utili a documentare che la vittima fosse giunta nella centrale piazza Vittorio della cittadina jonica nella tarda serata del 22 febbraio a bordo di una Fiat 500 e qui, dopo varie ore di attesa, sia stato avvicinato da due uomini, con cui si è allontanato, inoltrandosi nei vicoli del centro storico.
Le risultanze delle ulteriori attività, hanno consentito di ricostruire i possibili fatti accaduti successivamente a tale primo incontro.
La persona sarebbe stata accompagnata presso un bar nel centro storico di Manduria dove, si ritiene, vi sia stata la prima violenta aggressione ai suoi danni nel corso della quale sarebbe stata ripetutamente colpita con armi da taglio.
Successivamente, i tre avrebbero condotto, a bordo dell’autovettura di D.S., l’uomo, in una zona periferica e dopo averlo fatto scendere dal veicolo, lo avrebbero sottoposto ad una vera e propria esecuzione, colpendolo con ripetute coltellate.
I tre, a questo punto, avrebbero caricato e condotto il giovane agonizzante sulla stessa auto, per, poi, abbandonarlo sul cavalcavia, dove, la mattina successiva, è stato trovato il suo corpo senza vita.
Nelle fasi successive all’omicidio, gli indagati, in concorso con altre persone in fase di identificazione e con condotte ancora oggetto di puntuale valutazione, avrebbero tentato di cancellare le tracce dell’efferato omicidio, distruggendo il corpo e sottraendo con violenza e minaccia, alle amiche, che lo avevano accompagnato e che, ignare di quanto accaduto, lo attendevano ancora in piazza Vittorio, l’autovettura a bordo della quale era arrivato.
Nonostante non siano state ancora puntualmente individuate le ragioni che hanno condotto al brutale omicidio, appare ipotizzabile che sullo sfondo vi siano delle frizioni legate al mancato pagamento dello stupefacente acquistato dagli indagati.
Inoltre, le modalità adottate prima, durante e dopo l’azione omicidiaria, che assumerebbe i contorni di una vera e propria punizione pubblica, richiamando ripetutamente in causa un noto clan della “Sacra Corona Unita” egemone nel tarantino, evidenzierebbero la riconducibilità della stessa ad un contesto di criminalità organizzata e, nello specifico, all’agire della cosca mafiosa.
Preziosa, per l’esecuzione dei fermi, è stata la collaborazione del Commissariato di Manduria, del Reparto Prevenzione Crimine di Bari, del Gabinetto Provinciale Polizia Scientifica di Taranto e del Reparto Volo di Bari.
Ad informarlo è la Questura di Taranto.
Rocco Becce
Direttore Editoriale