In Basilicata, al San Carlo di Potenza, ancora due interventi di grande professionalità.
Nella notte tra mercoledì 29 e giovedì 30 novembre è stato effettuato un espianto di organi da un paziente 62enne di Tito, in provincia di Potenza, stroncato da una massiccia emoraggia cerebrale.
L’uomo soffriva anche di una patologia valvolare e quindi l’impegno profuso dagli anestesisti del San Carlo per mantenere vitale l’organo nelle ore previste dalla procedura per il trapianto non è servito.
Alla fine il grande sforzo profuso dal team espianto del San Carlo è stato parzialmente vanificato e grande è stata la delusione della responsabile Rita Pasquariello e dei suoi collaboratori all’esito della coronografia, effettuata per verificare la trapiantabilità del cuore, richiesta dal centro nazionale di Roma alla notifica della morte clinica di un 62enne.
Resta però la consolazione per i due pazienti, uno del Lazio, di Roma e uno della Sicilia, di Palermo, che hanno risolto i loro gravi annosi problemi, avendo ricevuto uno il fegato e l’altro i reni espiantati a Potenza.
“Le procedure per dichiarare trapiantabile un organo – spiega Antonio Picerno – sono giustamente rigorose e in questo caso non è stato possibile utilizzare il cuore, ma voglio sottolineare un aspetto importante e positivo, per la prima volta, da Roma ci è stato chiesto di avviare le attività per l’espianto del cuore, un evidente riconoscimento di una ritrovata affidabilità del San Carlo in una disciplina che ha avuto negli ultimi anni più di una criticità e questa volta non è stato possibile per i problemi del donatore, ma confidiamo che ci saranno altre occasioni per donare anche questo organo”.
Invece, è già tornata a casa, ad Albano di Lucania, in provincia di Potenza, la quasi centenaria a cui un tumore gastrointestinale aveva completamente bloccato le vie biliari producendo un ittero molto importante.
Per risolvere la situazione si è ricorso alla procedura di radiologia interventistica del drenaggio biliare percutaneo con un sondino che ha prosciugato la massa di liquido scongiurando così la diffusione nel sangue della bile.
Ad effettuare l’intervento il team diretto dal primario, Vito Molfese composto dal dott. Stefano Mancino, dal tecnico sanitario di radiologia, Donato Colangelo e dalle infermiere professionali, Rosanna Caselle e Nicolina Lapenna.
La signora 97enne, arzilla e lucidissima, dopo le cure del caso nel Reparto di Medicina Interna diretto da Nello Buccianti e l’impianto palliativo di una protesi per il drenaggio esterno, è potuta rientrare nella sua abitazione.
“Fino a qualche anno fa – commenta soddisfatto il direttore sanitario Antonio Picerno – sarebbe stato impensabile intervenire su una paziente così anziana e l’esito del blocco sarebbe stato rapidamente fatale, grazie, invece, alle nuove procedure mininvasive abbiamo potuto risolvere il problema riconsegnando la nonnina all’affetto e alle cure dei suoi cari”.
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