Per diversi reati plurimi fiscali che vanno dall’associazione a delinquere alla truffa ai danni dello Stato, 14 misure cautelari personali e sequestri preventivi per oltre 33 milioni di euro sono stati eseguiti durante un’operazione svolta dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, guidati dal Comandante, Colonnello Marco Grazioli, nell’ambito di indagini dirette dal Procuratore della Repubblica di Paola, dott. Pierpaolo Bruni, attività che ha interessato le condotte illecite compiute da un’associazione a delinquere con base in Calabria, ma con ramificazioni in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Basilicata, costituita da almeno 14 soggetti che, attraverso la costituzione e gestione di 24 società intestate a prestanomi, ha creato fittizi crediti IVA da utilizzare in compensazione per il pagamento di contributi, imposte, ritenute e cartelle esattoriali con gravissimo danno all’Erario e INPS.
Il fine principale degli associati, uniti dal medesimo disegno criminoso, era quello di creare meccanismi fraudolenti di evasione fiscale e di precostituirsi un elevato imponibile previdenziale quale base per il trattamento pensionistico con un programma associativo di società sparse nel territorio nazionale ed operanti nei più svariati settori economici quali la pubblicità, parchi divertimento, locazione di immobili, fabbricazione di macchine per alimenti e bevande, ristorazione, noleggio autovetture, pubbliche relazioni, ricerche di mercato e consulenza amministrativa.
Par tale scopo, gli associati compivano operazioni simulate oggettivamente e soggettivamente, avvalendosi di documenti falsi e mezzi fraudolenti consistenti nel presentare nelle dichiarazioni annuale I.V.A. elementi passivi fittizi e conseguenti ingenti crediti IVA, privi di qualsiasi giustificazione, con somme dovute che non venivano effettivamente versate all’Erario utilizzando in compensazione i crediti IVA inesistenti.
Contestualmente gli associati dichiaravano di aver percepito retribuzioni false, in alcuni casi di milioni di euro, inducendo in errore l’I.N.P.S. in ordine alla loro effettiva percezione e in tal modo si procuravano l’ingiusto profitto di precostituirsi un imponibile previdenziale che diventava utile base di calcolo per la pensione con milioni di euro di false retribuzioni per vere milionarie pensioni a carico dello Stato.
Tutte le società erano intestate a prestanomi appartenenti all’associazione che attraverso la creazione di enormi crediti contabili IVA inesistenti faceva ricorso all’utilizzo del meccanismo delle compensazioni in modo da non far versare agli associati alcun contributo previdenziale e assicurativo.
Le diverse imprese non operative venivano infine “smaltite” e, quindi, fatte “sparire” per evitare in ogni modo i controlli, anche attraverso denunce nei confronti di appartenenti alle forze dell’ordine e all’Agenzia delle Entrate.
Costi fittizi o gonfiati, occultamento della documentazione, false dichiarazioni e compensazioni di enormi crediti con versamento finale di € 0,01 al fine di evitare il blocco delle procedure di compensazione attraverso l’utilizzo dell’home banking.
Fittizie società, con sedi fittizie in molti casi coincidenti con cassette postali e/o appartamenti disabitati o in uso esclusivamente abitativo da parte degli associati.
Società con dichiarazioni IVA milionarie, ma con saldi contabili e bancari prossimi allo zero e che ordinariamente effettuavano versamenti e prelievi nello stesso giorno o in quelli immediatamente successivi.
Società con immobilizzazioni materiali per oltre 190 milioni di euro sostanzialmente prive di strutture produttive, commerciali od artigianali presso le sedi dichiarate.
Infine retribuzioni imponibili elevatissime, di gran lunga superiori a quelle contrattualmente previste, sproporzionate rispetto alle mansioni dichiarate e non in linea con le precedenti esperienze lavorative e senza titoli professionali posseduti che hanno consentito di percepire ai primi associati pensionati pensioni annue di migliaia di euro, ma anche indebite indennità di disoccupazione e maternità.
Attività criminose che hanno indotto l’Autorità Giudiziaria a disporre l’arresto in carcere per 12 degli associati e ulteriori due misure restrittive degli arresti domiciliari per ulteriori due associati, madri di minori.
Inoltre, per il frutto illecito delle attività criminose è stato disposto il sequestro preventivo per equivalente finalizzato alla confisca fino alla concorrenza di 33 milioni di euro, di beni mobili, immobili, strutture, beni di interesse storico, artistico archeologico, società, denaro e/o altre utilità nella disponibilità degli associati e in particolare, questo è il sequestro preventivo predisposto dalle Fiamme Gialle e i nomi e ditte coinvolte.
– 24 società;
– 41 immobili siti nelle province di Cosenza, Potenza, Mantova, Modena e Venezia;
– 4 terreni;
– 2 parchi aquatici;
– 50 automezzi;
– beni di interesse artistico e storico.
Le persone per cui è stata disposta la custodia cautelare in carcere sono Maurizio Ruggerini, di 64 anni, residente in Calabria, a Castrolibero, in provincia di Cosenza; Carlo Alberto Ruggerini, 39enne residente nel modenese; Raffaele Mazzotti, 66enne, nato in Calabria, a Tortora e residente a Praia a Mare, in provincia di Cosenza; Maurizio Sentimenti, 69enne residente nel modenese; Agostino Francesco De Luca, 49enne nato in Illinois, a Chicago e residente in Calabria, a Rende, in provincia di Cosenza; Eugenio Cannataro, 36enne, residente in Calabria, a Rende, in provincia di Cosenza; Francesca De Luca, 50enne, residente in Calabria, a Castrolibero, in provincia di Cosenza; Alessandro Albano, 39enne, residente in Basilicata, a Lagonegro, in provincia di Potenza; Giuseppe Bruzzese, 58enne, residente in Calabria, a Praia a Mare, in provincia di Cosenza; Luca Pavani, 52enne nato nel ferrarese, vissuto per anni a Potenza e residente in Calabria, a Praia a Mare, in provincia di Cosenza; Alda Mazzola, 57enne del mantovano; Concetta Imparato, 48enne, nata in Campania, a Napoli e residente in Calabria, a Praia a Mare, in provincia di Cosenza.
Agli arresti domiciliari sono finite due donne,Tatiana Ruggerini, 43 anni di Modena, e Rosanna Ursini, 33enne nata nel cuneese e residente in Calabria, a Rende, in provincia di Cosenza.
Questo è, invece, l’elenco delle società coinvolte nell’inchiesta:
Calapark srl, Publipark srl, Il Negozio srl, Fura srl, Gestioni srl, D.F. Servizi srl, Ge.Ri.Ve. srl, Aquafans srl, Ma.Ri. srl, Vemar srl, Baipass srl, La Rosa srl, Madonnina srl, L’Emiliano srl, Deca srl, Mada srl, Doro srl, Acquapark srl, Finalda srl, Is.Po. srl, Calypso srl, Car by Car srl, Gestioparchi srl, Benessere srl.
Rocco Becce robexdj@gmail.com
Direttore Editoriale