Ieri mattina era stato messo in libertà dagli arresti domiciliari con l’obbligo di dimora a Potenza, il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella ed è notizia di oggi, martedì 25 settembre, sono liberi anche i funzionari Vito Montanaro e Luigi Frucio, rispettivamente ex Direttore generale dell’Asl di Bari ed ex responsabile Anticorruzione.
I due sono coinvolti nell’indagine sulla sanità lucana avviata mesi addietro e culminata con gli arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Matera lo scorso 6 luglio in un’operazione denominata “Il Suggello“, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale della città dei Sassi, guidata dal dott. Pietro Argentino.
La dott.ssa Angela Rosa Nettis, Giudice per le Indagini Preliminari, ha, così, accolto le istanze presentate dai difensori dei due indagati, gli avvocati Giancarlo Chiariello, Beppe Modesti e Nicola Ricco, revocando gli arresti domiciliari per cessate esigenze cautelari.
Secondo le accuse, ai due indagati sono stati contestati i reati di abuso e rivelazione di segreti d’ufficio.
Il dott. Montanaro sarebbe intervenuto per agevolare in una graduatoria il dott. Fruscio nel concorso indetto nel giugno 2017 per un posto da dirigente all’ASM, Azienda Sanitaria Locale di Matera, ottenendo anche le tracce della prova.
Ora quello che noi ci chiediamo è del perchè degli arresti e di persone messe alla gogna più che dagli organi di informazione che si attengono a tutto ciò trasmesso dalle varie forze dell’ordine e dalle stesse Autorità Giustiziare locali e regionali, ma dalle migliaia di persone che usufruiscono dei social network e lettori dei quotidiani che non arrivano, forse, a capire bene, cosa possa accadere in ogni indagine dove vi sono ovviamente soltanto presunti colpevoli?
E se un domani verrà accertato che in quest’altra storia, nessuno, proprio nessuno è veramente colpevole, in quale modo potremo chiedere scusa alle persone coinvolte?
Mentre tanti altri, usufruiscono di lunghi arresti domiciliari e con procedimenti penali nelle aule dei tribunali italiani che durano anni o innocenti, addirittura, rinchiusi nelle carceri e messi in libertà chissà quando tempo dopo.
Forse qualcosa veramente non funziona più in questo Paese, ed è oramai un dato di fatto.
Rocco Becce
Direttore Editoriale