Ennesimo incidente sul lavoro nel potentino, nella zona industriale di Tito Scalo, presso l’azienda AGECO, che tratta la separazione dei rifiuti, la stessa dove la sera del 26 febbraio scorso perse la vita il 28enne di Potenza, Antonio Caggianese, finito sotto una macchina trita rifiuti.
Il ragazzo, che era impegnato nel suo turno di lavoro, era rimasto incastrato con un indumento e trascinato in un macchinario, che si occupa della vagliatura dei rifiuti, davanti ad alcuni colleghi, che, come sembra, non hanno potuto fare proprio nulla per salvarlo.
Qualche mese prima, la sera del 26 agosto 2017, la fabbrica fu distrutta parzialmente da un incendio, e, in seguito, aveva ripreso a pieno l’attività.
A perdere la vita in un altro tragico incidente simile, avvenuto il 17 aprile scorso, anche il 39enne Carmine Picerni.
Il giovane, si trovava a lavoro nel turno pomeridiano, presso la struttura della “Ponteggi Dalmine – Logistic Solutions“, del Gruppo Marcegaglia, azienda leader mondiale nella trasformazione dell’acciaio, situata nella zona industriale del capoluogo lucano.
Ma ritorniamo al fatto accaduto nella tardissima mattinata di ieri, lunedì 15 ottobre, intorno alle ore 13.00, quando un giovane 39enne, di Savoia di Lucania, O.F., per cause ancora da accertare, è rimasto con la gamba destra sotto ad un macchinario, guidato da un’altro operaio, sembra in una manovra effettuata in retromarcia.
Soccorso e accompagnato in ospedale, al San Carlo di Potenza, il giovane, ora ricoverato nel Reparto di Rianimazione, ha subito l’amputazione dell’arto inferiore destro.
Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine e i vari mezzi di soccorsi.
Dopo quest’altro caso, a viva voce, alcuni operai, colleghi, parenti e amici delle persone coinvolte in questi ultimi casi, ascoltati da noi, chiedono più sicurezza nelle fabbriche e sui posti di lavoro a rischio, mentre sarebbe ora di smetterla con i soliti comunicati stampa di solidarietà, scontati, inutili e soltanto di parte, ma sopratutto senza fatti concreti da sempre.
Siamo quasi nel 2019 e non si può assolutamente continuare a morire o restare invalidi a vita per colpa di incidenti sul lavoro per cercare di guadagnare poco più di mille euro al mese.
Rocco Becce
Direttore Editoriale