Ne avevamo più volte parlato ed ora, finalmente, il caso, dopo oltre tre anni, è chiuso, almeno sulla carta.
È stata risarcita, D.L., di 54 anni, la cuoca di Avigliano, in servizio da oltre 22 anni presso la “Casa Circondariale Antonio Santoro” di Potenza, licenziata senza alcun preavviso, mentre colpita da un tumore al seno effettuava cicli di radioterapia al Crob di Rionero in Vulture, dopo aver fatto dei cicli di chemioterapia al San Carlo.
La notizia di questa storia vergognosa era stata diffusa immediatamente dalla nostra testata giornalistica online “Robex News” e ripresa anche a carattere nazionale.
Tanti la conoscono e hanno dato da subito la massima solidarietà alla dipendente che vive da anni a Potenza e alla quale alcune istituzioni le hanno rifiutato alcuni aiuti non dovuti per legge, tipo la parrucca.
Al contrario, la politica, i tre sindacati di categoria, rimasti in silenzio assoluto, e l’INPS che dopo 6 mesi ha bloccato l’assistenza.
Infatti, chi capita davanti alla commissione medica viene tranciato in tutti i sensi e ne abbiamo le prove con testimonianze di ammalati ed anziani pensionati, a cui inesorabilmente vengono tolti i benifici della legge 104/92, ma anche la pensione di pochi spiccioli, presumibilmente per far risparmiare l’Ente, nonostante l’effettiva invalidità delle persone comprovata da certificati medici di esperti e non da falsificatori di documenti.
Infatti, in questo Paese si pensa al risparmio proprio sui bisognosi, ma non si bada più agli sperperi in generale che quotidianamente vediamo da anni sotto i nostri occhi senza poter fare nulla, purtroppo.
Ma ritornando al fatto di cronaca incredibile, che è di consuetudine in Italia con migliaia di altri casi simili, a licenziare la donna, nel capoluogo lucano ad agosto del 2015, è stata la ditta “Slem” di Piano di Sorrento, in provincia di Napoli.
L’azienda, vincitrice di gara a forte ribasso, come da prassi consolidata, era fornitrice del servizio mensa della Polizia Penitenziaria, sino all’aprile del 2016, nelle 3 carceri della Basilicata, di Potenza, Melfi e Matera ed anche all’ospedale di Villa d’Agri.
Due anni prima, nel 2014, la precedente ditta pugliese di Mesagne, in provincia di Brindisi, “Nuovi Orizzonti Sociali“, era fallita, e da allora deve ancora pagare la buona uscita ai 10 dipendenti delle carceri lucane.
Il 23 maggio del 2017, dopo una denuncia, la donna è stata reintegrata in servizio, ma solo sulla carta, dal giudice del lavoro, dott.ssa Rosalba De Bonis, durante un’udienza di conciliazione svoltasi nel Palazzo di Giustizia del capoluogo lucano.
I responsabili dell’azienda napoletana, invece, su quanto accaduto, hanno fatto orecchie da mercante, allungando i loro tempi, sino a qualche settimana fa, quando, poi, hanno consegnato il dovuto, forse per paura di un pignoramento in arrivo, grazie ad un verbale di conciliazione firmato tra le parti con la prospettiva nel tempo, di un rientro a lavoro.
Insomma, una situazione non unica, ma che sotto questo aspetto ci lascia riflettere sull’importanza di denunciare subito casi di questo tipo all’Autorità Giudiziaria competente.
Rocco Becce
Direttore Editoriale