Ennesima aggressione in Basilicata, ad un agente della Polizia Penitenziaria.
Questa volta è accaduto nel Reparto Giudiziario del carcere di Melfi, in provincia di Potenza, nella mattinata di oggi, martedì 30 ottobre.
Erano le ore 10.00 circa, quando due fratelli detenuti italiani, al rientro dal cortile passeggio, per motivi ancora da accertare, hanno aggredito e ferito l’Assistente Capo di Polizia Penitenziaria, M.A., di anni 50, accompagnato immediatamente in ospedale e dimesso da poco con 5 giorni di prognosi.
Ad informare su quanto accaduto, con una nota stampa inviata in redazione, è Donato Sabia, Segretario Generale Regionale della “UILPA Polizia Penitenziaria” che esprime la vicinanza del sindacato all’agente rimasto vittima dell’aggressione
“L’episodio deve far riflettere sulle modalità di esecuzione da parte dei due detenuti, che al rientro dal cortile passeggio hanno aggredito violentemente il collega mentre uno lo bloccava alle spalle con effetto a sorpresa, l’altro lo colpiva violentemente – spiega il rappresentante sindacale Sabia che aggiunge – un’azione premeditata e studiata a tavolino, con la volontà di procurare seri danni ad un rappresentante dello Stato, con una modalità delinquenziale di tipo organizzato”.
Il peggio, da quanto sembra, è stato evitato grazie alla professionalità e prontezza di riflessi dello stesso poliziotto che è riuscito, comunque, a chiamare i rinforzi, dopo essersi svincolato.
“Quanto accaduto nella Casa Circondariale di Melfi non ha precedenti – prosegue Sabia – è ovvio che l’Amministrazione Penitenziaria deve prendere consapevolezza e trovare soluzioni concrete nel più breve tempo possibile, tenuto conto che si registra un trend di crescita a livello nazionale di aggressioni a personale di Polizia Penitenziaria ed operatori appartenenti a varie figure professionali operanti all’interno delle strutture carcerarie”.
“È ora di dotare il personale – si legge in conclusione nella nota stampa sindacale a firma di Donato Sabia – di idonei strumenti per potersi difendere e sopratutto i vertici regionali e nazionali, devono intervenire al più presto con provvedimenti restrittivi nei confronti di quelle persone che si sono rese responsabili di azioni violente, come l’applicazione del regime di sorveglianza particolare del 14 bis dell’Ordinamento Penitenziario, che ormai è rimasto solo sulla carta”.
Rocco Becce
Direttore Editoriale