Le truffe agli anziani continuano in giro per l’italia e anche in Basilicata.
Durante un’operazione denominata “Mai peggio“, i Carabinieri di Terni hanno sgominato una banda di 10 persone che in 300 colpi in tutt’Italia avevano “fatturato” circa 400mila euro.
I militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Terni, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Terni, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 8 persone su 10, complessivamente indagate, tutte residenti a Napoli, ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravate in danno di anziani, perpetrate in tutto il territorio nazionale ed in particolare nelle regioni dell’Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata e Calabria.
L’indagine, avviata ad ottobre 2017 si è conclusa lo scorso dicembre ed è scaturita da una truffa consumata nel centro di Terni, che ha consentito di disarticolare un gruppo criminale specializzato in truffe prevalentemente ad anziani, con il classico metodo del “finto Maresciallo dei Carabinieri”.
Cinsultando i siti internet come www.paginebianche.it, www.inelenco.it, ed altri, gli indagati reperivano nominativi e numeri di telefono di persone a cui i “telefonisti”, spacciandosi per “Marescialli dei Carabinieri” e “avvocati”, rappresentavano un falso e grave sinistro stradale in cui era rimasto coinvolto un prossimo congiunto della vittima, solitamente, un figlio o un nipote, richiedendo somme di denaro o preziosi da consegnare ad un esattore in zona, per evitare gravi conseguenze giudiziarie.
Insomma una classica truffa che continua a dare i suoi frutti sopratutto se perpetrate a danno di anziani soli.
I truffatori, sceglievano le vittime accuratamente, prediligendo persone più deboli e indifesi, residenti in zone ed abitazioni apparentemente abbienti e per essere credibili le invitavano a chiamare il “112” e, tenendo la linea telefonica aperta, facevano credere al malcapitato di parlare con i Carabinieri.
A quel punto, il telefonista, spacciandosi per Maresciallo dei Carabinieri, confermava all’anziano quanto già anticipato nella prima telefonata, avendo, però, cura di carpire dalla vittima più dati sensibili possibili.
È a questo punto che interveniva il falso avvocato per chiedere il pagamento di una “cauzione”, generalmente di alcune migliaia di euro o preziosi, affinchè il probabile parente non patisse conseguenze legali con pene detentive.
Di solito la telefonata si protraeva proprio al fine di accrescere l’angoscia e la confusione della povera vittima, intimidendola ed inducendola al pagamento in favore di un complice che si presentava all’abitazione dell’anziano per incassare il denaro.
Nel caso la vittima non possedesse i contanti in casa, i truffatori si rendevano addirittura disponibili ad accompagnarla presso un bancomat per prelevare le somme richieste.
In un caso, accaduto a Roma, i malviventi riuscivano a farsi consegnare gioielli e denaro contante per un valore di 30mila euro.
Per sottrarsi all’identificazione, poi, evitavano sistematicamente di permanere nella stessa città, spostandosi in altro luogo per ritornarci dopo qualche tempo, impiegando un’autovettura a noleggio, registrando il contratto a nome di persone inesistenti, ed utilizzavano schede telefoniche intestate ad altri che, poi, svanivano nel nulla.
I militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Terni, coordinati dal Procuratore Capo dott. Alberto Liguori e dal Sostituto dott. Raffaele Iannella, titolari dell’inchiesta, non limitandosi a focalizzare le attenzioni investigative solo sui singoli episodi denunciati dalle numerose vittime, hanno deciso di ampliare la sfera d’indagine.
Infatti, hanno monitorato e analizzato tutti gli spostamenti dei truffatori che, partendo da Napoli, si muovevano continuamente in tutta la penisola.
All’alba di ieri mattina, come informa una nota stampa inviata in redazione pochi minuti fa, i Carabinieri del Comando Provinciale di Terni, insieme ai colleghi del Comando Provinciale di Napoli, hanno dato il via all’operazione ribattezzata dall’espressione dialettale che uno degli indagati, rientrando a casa ogni sera, proferiva per ringraziare il “Signore” per la buona riuscita della truffa, concretizzatasi in una decina di perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati e nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 6 persone e agli arresti domiciliari nei confronti di altre 2 persone, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Terni, dott. Federico Bona Galvagno, su richiesta della locale Procura.
Quella svolta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Terni, in stretta sinergia e sotto il diretto coordinamento della Procura della Repubblica di Terni, è stata un’operazione meticolosa e complessa per le maniacali contromisure degli indagati, residenti nel napoletano.
a) gli organizzatori, che individuavano le vittime e coordinavano i vari membri dell’associazione;
b) gli addetti alla “logistica”, che si occupavano del reperimento delle “utenze telefoniche mobili”, spesso intestate a soggetti stranieri mai censiti in Italia, e del “noleggio di autovetture” usate per gli spostamenti;
c) i telefonisti, che contattavano le vittime;
d) gli “esattori”, che si presentavano presso le abitazioni delle vittime per riscuotere quanto preteso.
Gli spietati truffatori non hanno avuto compassione nemmeno di un’anziana donna che, con la voce rotta dal pianto, li aveva implorato di lasciarle la fede nunziale, unico ricordo del povero marito deceduto.
Nessuna pietà, quindi, per la nonnina.
Infatti, l’uomo, dopo averle sfilato l’anello, abbandonala in lacrime, con fredda determinazione, aveva anche spiegato che era “necessario”.
Scontenti della spartizione del bottino fatta dal capo, i malviventi trattenevano parte degli oggetti preziosi riscossi, ritenendo di meritare una quota maggiore per il fatto che recandosi sul posto ci mettevamo la faccia e, quindi, rischiavano di più.
Il capo, telefonando alle vittime come sedicente avvocato o Maresciallo dell’Arma, si faceva elencare e descrivere quali oggetti stessero consegnando.
Ma la genialità napoletana non ha limiti.
Fatta la legge, trovato l’inganno.
Infatti, dopo aver ritirato i monili, i truffatori provvedevano a sostituirne una parte con della bigiotteria del tutto simile, da consegnare all’ignaro capo, che diveniva, così, lui stesso vittima della truffa.
L’operazione conclusasi, rappresenta il momento repressivo di quella strategia complessiva che l’Arma dei Carabinieri persegue da tempo con una capillare campagna informativa di prevenzione, rilanciata sui mass-media nazionali e locali, e i social network, molto seguiti, portata avanti in modo capillare anche dai Comandi di Stazione i quali, in collaborazione con le istituzioni e gli amministratori locali, continuano a diffondere i consigli alla popolazione con incontri promossi dai Comandi Provinciali.
L’appello dei Carabinieri e che se qualcuno ritiene di essere rimasto vittima di questa banda di truffatori o di altra con modalità analoghe è invitato a denunciarlo, se non già fatto, alla più vicina Stazione dei Carabinieri.
Rocco Becce
Direttore Editoriale