A Roma, a Palazzo Chigi, oggi pomeriggio, giovedì 17 gennaio, il decreto contenente le regole sulla quota 100, per una platea di circa 600 mila lavoratori e il reddito di cittadinanza, rivolte a circa 1 milione di persone, cavalli di battaglia, rispettivamente della Lega e del M5s, è stato approvato dal Consiglio dei ministri.
Il provvedimento, che potrebbe cambiare in meglio l’italia, era atteso già da alcuni giorni da migliaia di italiani interessati, ed oggi, finalmente, si è concretizzato.
Questo, dopo il voto in Parlamento sulla legge di Bilancio che ha previsto lo stanziamento dei fondi necessari nonostante la riduzione delle risorse durante l’ultima trattativa con Bruxelles, servita per evitare la procedura d’infrazione.
La notizia è stata annunciata durante una conferenza stampa svoltasi alla presenza del presidente del consiglio Giuseppe Conte e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, soddisfatti di aver mantenuto le promesse elettorali.
Nei prossimi giorni sarà tutto più chiaro, agli interessati, che potranno leggere il decreto che stabilisce perfettamente tutte le regole da seguire per beneficiarne.
La quota 100, permetterà di poter mandare prima in pensione i lavoratori che hanno 62 anni di età e 38 anni di contributi versati al 31 dicembre 2018, e questo non è da poco conto, con le finestre di uscita per i privati al via già dal prossimo 1 aprile e per i dipendenti pubblici dall’1 agosto.
Il reddito di cittadinanza, invece, sommariamente, prevede, con lo stanziamento di oltre 6 miliardi per il 2019 , l’erogazione di 500 euro mensili per una persona single e senza altre entrate da lavoro che si potranno aggiungere altre 280 euro in caso di pagamento di affitto e 150 euro per chi ha, invece, un mutuo.
Questo, esclude chi è proprietario di almeno due abitazioni.
Potranno, inoltre, accedervi chi ha un ISEE annuale inferiore ai 9.360 euro.
Chi aderisce dovrà sottoscrivere un patto per il lavoro e potrà ricevere fino a tre offerte.
La prima entro i 100 km., la seconda entro i 250 km. e, infine, la terza su tutto il territorio nazionale.
Se il beneficiario rifiuterà più di tre offerte perderà il diritto a ricevere la rendita mensile e la misura potrà essere erogata per un massimo di 18 mesi, prorogabili per ancora altri 18.
Redazione