È stata chiusa, nelle ultime ore, l’inchiesta su Veneto Banca, dopo le migliaia di denunce degli ex correntisti e clienti in cui sono coinvolte anche molte persone della Basilicata.
È stato contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata alle truffe all’ex amministratore delegato, Vincenzo Consoli, all’ex condirettore generale e responsabile dell’area commerciale, Mosè Fagiani, all’ex responsabile della direzione pianificazione-controllo, Renato Merlo, all’ex responsabile amministrativo e, poi, dirigente al bilancio, Stefano Bertolo, all’ex responsabile della Compliance, Massimo Lembo, e a Cataldo Piccarreta, direttore dell’area operativa Italia.
È questa la conclusione a cui sono arrivati i Sostituti Procuratori di Treviso, Gabriella Cama e Massimo De Bortoli.
Secondo l’accusa, gli indagati promuovevano, costituivano ed organizzavano o partecipavano ad un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione, mediante induzione in errore del personale dipendente di Veneto Banca, Banca Apulia e altre società del gruppo, la vendita a condizioni inique di azioni ed obbligazioni, successivamente convertite in azioni a metà 2014, avvalendosi della struttura organizzativa che veniva di fatto asservita alle finalità illecite.
Anche in Basilicata, dopo 103 denunce-querele presentate nella provincia di Potenza, da altrettanti risparmiatori, nei confronti della “Banca Apulia Spa“, controllata dalla “Veneto Banca Spa“, i militari della Guardia di Finanza del capoluogo lucano, insieme al personale della Polizia Giudiziaria delle Fiamme Gialle della locale Procura della Repubblica, nella mattinata del 27 giugno scorso, avevano dato esecuzione a 4 ordinanze cautelari di sospensione dalle funzioni e notificato 39 avvisi di conclusione delle indagini ad altrettanti funzionari, tutti indagati per truffa aggravata e continuata, nei confronti dei propri clienti, per una cifra di oltre 5 milioni e 326mila euro.
I querelanti avevano sottoscritto strumenti finanziari, emessi dall’istituto di credito trevigiano, i cui valori nominali e quelli prospettati, all’esito delle indagini, sono risultati, da una consulenza tecnica svolta dalla Banca d’Italia, del tutto sproporzionati agli effettivi valori di mercato.
Dalle indagini era anche emerso che dirigenti e funzionari, con raggiri elementari, intendevano solo mettere al sicuro, con un investimento a basso rischio, i risparmi di una vita, agli ignari clienti nel quinquennio successivo all’anno 2009.
In questo modo, è stato evidenziato dagli investigatori, che si è realizzato una violazione ed elusione della normativa di settore sul collocamento dei prodotti finanziari, ed eluso le garanzie previste dalla Direttiva Europea MIFID, consigliando, di volta in volta, agli ignari clienti, l’acquisto di azioni-obbligazioni convertibili, emesse e, poi, collocate sul mercato da Banca Apulia Spa.
Per questo, gli stessi acquirenti sono stati indotti in errore, in ordine all’assenza di rischio delle operazioni ed alla circostanza che le stesse garantissero adeguati dividendi e guadagni in conto capitale, di fatto procurando, così, nel tempo, per ogni singolo episodio, alla “Veneto Banca Spa“, un ingiusto profitto.
Per comprendere la dimensione della truffa e l’entità del danno di ciascun risparmiatore, è stato precisato, durante una conferenza stampa svoltasi presso gli uffici della locale Procura, alla presenza del Procuratore Capo, dott. Francesco Curcio, della pm, Sarah Masecchia e del Comandante del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Potenza, della Guardia di Finanza, il Ten. Col. Costantino Russo, che a fronte di azioni acquistate al valore ciascuna di 40 euro, i risparmiatori, alla fine, si sono ritrovati con azioni “carta straccia”, che sul mercato avevano un valore di appena 0,10 euro ciascuna.
I reati, prossimi alla prescrizione, hanno visto alcuni clienti perdere nel tempo addirittura somme che si aggirano sulle 250mila euro.
Insomma, anche in Basilicata, qualcosa incomincia a muoversi contro le lobby bancarie e, dopo questa sentenza, i truffati possono sperare in un possibile risarcimento, e tenere, comunque gli occhi sempre aperti su altre situazioni a cui potrebbero andare incontro e segnalarle alla nostra redazione.
Rocco Becce
Direttore Editoriale