Sono alcuni mesi che si parla di mascherine da indossare, a causa di questa emergenza sanitaria mondiale “Covid–19“.
I DPI (Dispositivi Protezione Individuale), così, siamo abituati a chiamarli sopratutto in questi tempi, mancano ovunque, anche in Basilicata, a Potenza, mentre milioni di questi “oggetti”, che sembrano di culto, dovrebbero essere in vendita ovunque, a circa 50 centesimi l’uno come deciso dal Governo, ma, invece, quasi quotidianamente sono posti sotto sequestro in giro per l’Italia dalle varie forze dell’ordine.
Un’ennesima operazione di questo tipo, denominata “Mask“, è stata portata a termine anche nelle ultime ore dalla Polizia di Stato di Cagliari, in Sardegna.
I controlli sono stati avviati, nell’ambito del contrasto alla commercializzazione di DPI da destinare all’emergenza in atto, dal Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Cagliari con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni che ha scoperto e sequestrato un lotto di 40mila mascherine che dovevano essere immesse in vendita tra il Piemonte, Lombardia, Lazio, Campania, Sardegna e molto probabilmente dirette anche verso la Basilicata.
Tre sono le persone denunciate.
Amministratori di società con sede a Brescia ed in provincia di Salerno, sono risultate responsabili di frode nell’esercizio del commercio e falsità materiale commessa dal privato in certificati.
L’indagine è scaturita da una segnalazione di una nota farmacia di Cagliari la quale, ricevuta una partita di 1.800 mascherine, di tipo FFP2, acquistate attraverso un agente di commercio titolare di una società con sede in provincia di Salerno, ha avuto sospetti sull’autenticità della documentazione attestante l’idoneità e la conformità alle normative vigenti del prodotto acquistato.
Le indagini, condotte nell’immediatezza, hanno consentito di accertare che il materiale sanitario era stato fabbricato in Cina, e questa oramai non è una grande novità, ed importato nel nostro Paese da una società di Brescia, operante nel commercio all’ingrosso di prodotti medicali, e sia il certificato che la dichiarazione attestante la conformità alla normativa italiana erano falsi, e solo apparentemente emessi da una società della provincia di Mantova.
Nella giornata dello scorso 5 maggio, con la collaborazione delle Sezioni Polizia Postale e delle Comunicazioni di Salerno e Brescia, sono state eseguite due perquisizioni delegate dalla Autorità Giudiziaria competente nei confronti di altrettante società e relativi amministratori, attraverso le quali sono state rintracciate e sequestrate ulteriori mascherine, a Brescia e nella città di Sassari, oltre alla documentazione cartacea e contabile che ha consentito di ricostruire l’iter commerciale ed individuare due aziende cinesi che sembrerebbe abbiano fornito all’azienda bresciana la falsa certificazione.
Intanto, quest’ultima società conseguentemente sta procedendo a rintracciare sul territorio nazionale eventuali altri dispositivi non ancora messi in vendita, avendone chiesto il ritiro dal commercio e la restituzione.
Le indagini sono ancora in corso, anche con la collaborazione dell’OLAF, (Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode) presso la commissione europea, per individuare i responsabili della falsificazione documentale.
Rocco Becce
Direttore Editoriale